La vicepreside: “Niente minigonne a scuola”. La singolare risposta delle alunne

Polemiche a Roma, la vicepreside: “Niente minigonne a scuola, sennò ai prof gli cade l’occhio”. E le studentesse scoprono le gambe, reagendo con cartelli ironici. Azzolina chiede approfondimenti

Il quarto giorno di scuola coincide con l’esplosione della polemica, a Roma. Le alunne si presentano in gonna, come risposta alla vicepreside, che aveva bannato l’abbigliamento considerato troppo provocatorio. Succede al liceo classico e scientifico Socrate, a Garbatella, dove il Covid agli studenti non ha tolto solo i banchi, ma anche – in particolare alle studentesse – la possibilità di “esprimersi”.

E ieri, per protestare contro le parole, dall’apparente tono discriminatorio, della vicepreside, le liceali hanno risposto, in massa. Scoprendo le gambe. E dando vita, nel 2020 – grazie al tam tam su Instagram – a una storia che, nonostante sembri uscita dalle rivolte femministe degli anni ’70, è più che mai attuale. E ricalca l’analoga protesta delle studentesse francesi, a scuola in top e minigonna per replicare alle parole censorie (sull’abbigliamento) del ministro dell’Istruzione Jean-Michel Blanquer. La questione non è passata inosservata, tant’è che dalla ministra all’Istruzione, Lucia Azzolina, è partita un’immediata richiesta di approfondimento sulla vicenda.

La ricostruzione della vicenda: il diktat a una studentessa di quinto

Il racconto sui fatti arriva da una alunna di quinto liceo. “Il primo giorno di scuola la vicepreside, entrando in classe per dare delle comunicazioni, ha poi chiamato fuori una mia compagna, che quel giorno indossava una gonna – spiega Chiara a Repubblica (il nome è di fantasia, ndr), una ragazza del quinto anno del liceo scientifico. Le ha detto che non era il caso di vestirsi in quel modo, che era provocante, che a qualche professore poteva ‘cadere l’occhio’. E a quanto abbiamo saputo la stessa frase è stata detta anche ad altre studentesse”.

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Considerazioni inaccettabili per le alunne. “I nostri corpi non possono essere oggettificati, non possiamo prendere la colpa per gli sguardi molesti degli insegnanti maschi”. La dura reazione rimbalza sui social e sui vari gruppi whatsapp in cui sono presenti le alunne. L’appello è presto detto: “Domani siete tutti e tutte invitati a venire a scuola con una gonna”. E così è avvenuto, con una larga partecipazione. “Ieri quasi tutte le alunne si sono presentate in gonna, abbiamo anche affisso cartelli di denuncia contro il sessismo per i corridoi, è stato emozionante – continua Chiara – . La scuola è un luogo che dovrebbe proteggere e tutelarci”.

Carlo Firmani – preside della scuola – getta acqua sul fuoco. Ma ricorda i principi da seguire. “Su una cosa posso garantire personalmente: il Socrate fa della libera espressione un punto fermo. Non mi sono neanche accorto che tutte le ragazze erano in gonna. Per me è ovvio che tutte e tutti possono vestirsi come vogliono. Gli unici limiti sono la Costituzione, il codice penale, e naturalmente un po’ di buon senso”.

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