Covid, Boris Johnson non ricorda che a curarlo è stato un medico italiano

Intorno a Boris Johnson, oggi c’è una nazione che ha paura. Già una volta — in primavera — il Regno Unito ha perso l’opportunità di imitare l’Italia, primo Paese fuori dall’Asia a essere colpito dal coronavirus. Oggi si permette di dire che i contagi sono aumentati perché hanno risposto come un popolo di liberali. Ma qualcosa non torna. 

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 Avevamo regalato due/tre settimane ai nostri amici per potersi organizzare. Abbiamo dato per primi l’esempio e invece, niente da fare. Nonostante lo spavento dello stesso primo ministro, colpito dal Covid e ricoverato d’urgenza in ospedale, e nonostante il numero dei contagi, di nuovo in crescita, Boris Johnson non smette di dire la sua. La Gran Bretagna è spaventata e non ha voglia di scherzare. Dire che gli inglesi non rispettano le regole perché sono liberi, e paragonarli a noi italiani, significa una cosa sola: che gli italiani rispettano le regole perché sono sicuramente più servi dello Stato. Ma come? Prima, in Gran Bretagna, ci accusavate di essere indisciplinati e inaffidabili; adesso di essere affidabili e disciplinati. Manca forse un po’ di coerenza.


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Il presidente della Repubblica, di solito restìo ai commenti a caldo, stavolta si è fatto sentire. Sergio Mattarella ha ricordato che noi italiani sappiamo essere seri. Gli italiani che sanno mettere insieme genio e regolatezza hanno successo, in patria e nel mondo. A proposito: uno dei medici del St Thomas’ Hospital di Londra che hanno salvato Boris Johnson è italiano (Luigi Camporota, di Catanzaro). La serietà è quella che ci ha portato ad allontanare il virus in primavera e che sta cercando di farci passare un autunno positivo. La serietà è il timore che abbiamo provato e ancora proviamo. Aver paura di fronte al pericolo è un segno di intelligenza; affrontarlo con incoscienza è una prova di superficialità. Gli inglesi hanno minimizzato la cosa sbagliata (il virus) nel momento sbagliato. Cosa possiamo fare per dimostrare ai nostri amici europei d’oltremanica che meritiamo rispetto?  La nostra vita  sta cercando di tornare alla normalità. Il traffico a Milano è tornato quello di febbraio; la gente va al ristorante e sogna di rientrare in un teatro e in uno stadio. Manca ancora molto, certo, al ritorno alla normalità e alcune cose devono cambiare: senza una copertura nazionale della banda larga, per esempio, lo smart working diventerà un altro elemento di diseguaglianza.

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