Coronavirus nelle scuole, Azzolina tira le somme e resta tranquilla: “Neanche l’1% del totale”

Il Coronavirus è ormai entrato nelle scuole, ma quanti contagi ci sono fino ad ora tra i banchi? A fare i conti è Lucia Azzolina, che sulle cifre resta ottimista e ribadisce che gli Istituti, da poco riaperti, non chiuderanno affatto. 

Si sono riaperte le porte degli istituti scolastici, alcune soltanto qualche giorno fa. Si sono riaperte dopo mesi di preparazione, di lavoro e di strategia per ricercare qualche soluzione che potesse conciliare la ripresa delle lezioni con la sicurezza di alunni ed insegnanti. La causa, chiaramente, è l’avanzamento del Coronavirus e le conseguenze che sta portando con sé. Dallo scorzo marzo, infatti, non solo l’intero mondo è entrato nel panico ma l’Italia ha vissuto periodi bui, arrivando ad essere uno dei Paesi maggiormente colpiti dall’emergenza. La ripresa, avvenuta a piccoli passi sofferti, è però messa a rischio in questi giorni dall’avanzamento dell’epidemia. Tanto che, dicono, saremmo già alla seconda ondata del virus.

E mentre si attende mercoledì per il nuovo Dpcm, gli occhi sono tutti rivolti alle scuole. Scuole che sono diventate, in alcuni casi, luoghi di dispersione del contagio. Tanto per fare un esempio, a Palermo, all’Istituto Don Bosco, è stato già segnalato un secondo studente positivo. Fatto che ha portato all’avvio della didattica a distanza per le due classi. Invece, gli alunni di due quarte elementari del plesso Basile di Borgo Nuovo dell’Istituto comprensivo “Rita Levi Montalcini” sono in isolamento, in quanto è risultato positivo un compagno di classe. Un caso è inoltre stato segnalato al liceo classico Meli di via Aldisio.
Ancora, è di questa mattina la notizia di un caso di positività in una quarta del liceo scientifico Galileo Galilei di Palermo, che ha messo in quarantena l’intera classe da ieri e fino al 16 ottobre farà la didattica a distanza. Non è immune neanche il Leonardo da Vinci di Palermo, dove è stato registrato già un caso di positività. Anche a Napoli è allarme Covid. Nei quartieri di Secondigliano e San Pietro a Patierno, dopo alcuni casi di positività al Coronavirus, sono state chiuse le scuole Sauro e Berlinguer.

“Le scuole? Una bomba a orologeria”

Insomma, una situazione allarmante, tanto più se si guarda alla Francia. Il quotidiano francese “Le Parisien” ha definito la situazione nelle scuole e nelle università di Parigi una vera e propria bomba pronta ad esplodere. Secondo quanto riportato dal giornale parigino, all’interno delle istituzioni scolastiche e universitarie si è sviluppato finora il 75% dei cluster da Covid-19. A discapito, invece, di quanto già annunciato dal Ministro dell’Educazione Jean-Michel Blanquer che, lo scorso 29 settembre, si era tenuto lontano dagli allarmismi. “Le scuole non sono il nido del virus”, aveva detto. Ma sarà davvero così? Ad oggi, ha informato Lucia Azzolina, gli studenti positivi sono 1492; gli insegnanti 349; i casi tra i non docenti 116. Numeri che non preoccupano, sostiene il Ministro che si è detta certa, nei giorni scorsi, che la scuola non chiuderà. “Sono lo 0,047% e lo 0,021% del totale”, ha proseguito la pentastellata dopo aver tirato le somme.

Guardando ai dati degli istituti, sono invece 1120 le scuole italiane in cui è stato riscontrato almeno un caso di coronavirus, diffuso soprattutto tra gli studenti. E 99 sono quelle in cui tra i banchi è scoppiato un focolaio, con almeno due casi collegati tra loro. Questi, almeno, i dati elaborati da Vittorio Nicoletta, dottore di ricerca in Sistemi decisionali in Canada, su Repubblica. Il monitoraggio si basa sulle notizie a partire dal 14 settembre, giorno di avvio della maggior parte delle scuole, ma il dato sembra destinato ad aumentare catastroficamente. Fino ad adesso, però, non sarebbe la scuola il motore dell’epidemia.
Nel Lazio, a dare origine ai focolai sarebbero situazioni di aggregazione o familiari o amicali. Tornando agli Istituti scolastici, sembra che i più colpiti sono i licei e gli istituti tecnici o professionali di istruzione superiore che ospitano adolescenti tra i 14 e i 18 anni. A seguire, i bambini e le maestre e i maestri dalla primaria e quelli della scuola dell’infanzia. Sembra anche, a valutare i grafici, che il virus nelle scuole si è diffuso di più in Lombardia, seguita da Veneto, Emilia Romagna e Toscana.

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