Covid, crisi senza precedenti per le compagnie aeree: bruciati 250mila euro al minuto

La pandemia di coronavirus ha gettato le compagnie aeree nella crisi più grave mai sostenuta: le stime della Iata parlano di 250 mila euro di consumi al minuto. Necessario e urgente l’intervento dei governi per sostenere il settore.

crisi compagnie aeree
compagnie aeree in crisi a causa del Covid – foto via Simple Flying

In ginocchio il settore dei trasporti aerei. La crisi provocata dalla pandemia di coronavirus non lascia scampo alle compagnie mondiali, e la Iata rende noti gli aggiornamenti sui numeri del drammatico quadro. Secondo le stime dell’organizzazione internazionale, quest’anno le compagnie aeree avranno un calo dei ricavi del 50% (pari a 419 miliardi), con una perdita aggregata complessiva nei bilanci pari a 84,3 miliardi di dollari. Per il 2021 il bilancio sembra essere meno gravoso, con una perdita stimata di quasi 16 miliardi.

L’industria è nella crisi più grave della sua storia“, aveva infatti spiegato qualche settimana fa il direttore generale della Iata, Alexandre de Juniac. E aveva sottolineato, riferendosi all’assemblea annuale “virtuale” del 24 novembre di Amsterdam, come sia “più importante che mai per l’industria fare in modo che questa riunione serva come una chiamata di resilienza per trovare delle soluzioni, per aprire in maniera sicura le frontiere e ristabilire una connettività globale, per assicurare corsie vitali per il trasporto merci; e per costruire un futuro sostenibile dalla distruzione del virus”.

250mila euro di consumi al minuto

Una situazione veramente difficile, quella entrata con questo sfortunato 2020. Una crisi per la quale le compagnie aeree stanno consumando in questo secondo semestre circa 250 mila euro al minuto di cassa. Come spiegano le fonti internazionali, con un ritmo del genere le compagnie aeree potrebbero avere al massimo altri cinque mesi e mezzo di vita – ma per quelle più piccole si parla anche di meno. Le stime le ha fornite la Iata, durante una ultima conference call con la stampa. Come spiegato da Brian Pearce, il capo economista dell’organizzazione, “già 30-40 aviolinee sono fallite in queste ultime settimane, o sono entrate in amministrazione controllata”.

E questo pur considerando che la situazione è leggermente migliorata in questo ultimo periodo, grazie all’allentamento delle restrizioni sugli spostamenti soprattutto nei mesi estivi. Il secondo trimestre è stato infatti il peggiore per il settore dell’aviazione, con un consumo di cassa amplificato da costi inevitabili, interessi sul debito e rimborsi. Se prima, spiega l’economista, erano circa 17 i miliardi di dollari al mese bruciati dai vettori, in questa secondà metà dell’anno pare che la liquidità possa ridursi a 13 miliardi di dollari al mese – e quindi 11 miliardi di euro, poco meno di 250 mila euro al giorno.

Necessario e urgente il supporto dei governi

Alexandre de Juniac
Alexandre de Juniac, CEO e direttore generale di IATA – via Symple Flying

A preoccupare gli economisti della Iata, però, è anche la velocità e la forza di ripresa da questa gravosa situazione. Secondo le stime attuali, Pearce ha dichiarato che le compagnie aeree non saranno in grado di tornare in positivo, per ciò che concerne la liquidità, prima del 2022. E ancora più lontana sarà l’abbondanza che invece ha caratterizzato il 2019.

Necessario, poi, l’intervento dei governi. Per ora, infatti, il sistema “regge” grazie ai 161,9 miliardi di dollari di sostegno finanziario ottenuti fino a questo momento, ma – spiega ancora Pierce – “il programma di supporto ai salari terminerà quasi tutto a inizio 2021“. E una situazione del genere, putroppo, costringerà le compagnie aeree a procedere con i licenziamenti.


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Per questo Alexandre de Juniac, numero uno della Iata, invita tutti i Paesi a sostenere il settore, a non lasciare le compagnie aeree in balia della crisi, provocando al contempo gravissimi impatti sull’economia globale. “È una chiamata urgente. Altrimenti il ​​settore finirà i soldi e conteremo sempre più fallimenti. Chiediamo ai governi di estendere o di rinnovare il loro programma, di conservare il sostegno finanziario all’industria. È fondamentale e urgente.”


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La ripresa nel 2022

Altrettanto preoccupante è la situazione attuale delle compagnie aeree, che dovranno cercare di sopravvivere a una tale recessione. Le stime di sopravvivenza della analizzate dalla Iata hanno mostrato che l’aspettativa di vita media a luglio scorso si attestava agli otto mesi e mezzo. Ciò significa che già da questo mese di ottobre alcuni vettori hanno ancora cinque mesi e mezzo di attività prima di finire in bancarotta. Alcune delle compagnie più forti, invece, pare abbiano un’aspettativa fino anche a 22 mesi di sopravvivenza – sempre al netto degli aiuti governativi.

Emblematiche, però, le parole dell’economista Pearce: “Prevediamo un ritorno a un quadro positivo soltanto dal 2022“. Un periodo ben più lungo dei 5 mesi e mezzo stimati dalla Iata. E questo, chiaramente, senza considerare l’eventualità di ulteriori provvedimenti e restrizioni a danno del settore, come altri lockdown o blocchi tra Paesi.

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