Le vignette di Charlie Hebdo a processo: apologia della libertà di stampa

Comincia il processo a Parigi per le vignette pubblicate dopo il terremoto di Amatrice dal giornale satirico Charlie Hebdo.

Le vignette di Charlie Hebdo a processo: apologia della libertà di stampa
Le vignette di Charlie Hebdo a processo: apologia della libertà di stampa – meteoweek

Sono le 11:30 del 7 gennaio 2015. Parigi è piena di sole e di speranza in una  mattinata che verrà ricordata come fra le più cupe della storia di Francia. Due individui mascherati e armati di AK-47 entrano negli uffici del giornale, dichiarandosi affiliati di Al-Qaeda e intimando alla disegnatrice Corinne Rey, tenuta in ostaggio e poi rilasciata, di immettere il codice numerico per entrare nella sede di Charlie Hebdo. Chiude gli occhi, un lungo respiro e digita frenetica tutte le cifre che aprono le porte dell’inferno. Allāhu Akbar (“Allah è grande”) e una serie di colpi ripetuti portano via la vita a dodici persone. Il mondo si solleva sgomento urlando il suo sostegno al giornale, alle famiglie delle vittime, alla libertà di stampa. #JesuisCharlie si legge ovunque, fiori, matite spezzate, solidarietà, pianto.

Appena un anno dopo nell’agosto del 2016 il giornale è di nuovo in piedi e inchiostro alla mano stamperà delle vignette che con la medesima violenza scuoteranno l’Italia: sono la fotografia del terremoto di Amatrice che condannano guerra alla mafia.

Oggi quelle vignette arrivano in tribunale, a Parigi, con l’accusa della città italiana e del sindaco Sergio Pirozzi, che ha fatto causa a Charlie Hebdo per diffamazione. Secondo l’avvocato francese, Yassine Maharsi, il sindaco e il Comune di Amatrice entrambe le vignette sarebbero offensive “verso le vittime e verso gli italiani in generale”. Nessuna indignazione stavolta per l’attacco mediatico subito dal giornale. Nessuno sgomento, nessuno è più Charlie, nessuno ha più voglia di parlare di libertà di stampa; e ora forse una riflessione su quanto accaduto è venuto il momento di farla.

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Charlie Hebdo: la storia delle vignette incriminate – meteoweek

Charlie Hebdo è davvero colpevole?

La libertà di stampa è un diritto che ogni Stato di diritto, assieme agli organi d’informazione dovrebbe garantire ai cittadini ed alle loro associazioni, per assicurare l’esistenza della libertà di parola e della stampa libera, con una serie di diritti estesi principalmente. Secondo l’articolo 21 della nostra costituzione “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili“.

Sarebbe, dunque, colpevole il disegnatore, il giornale tutto, di aver manifestato la rabbia collettiva per un problema, quello della mafia, che è così radicata nel nostro Paese? Sarebbe colpevole di aver istillato il dubbio che dietro la tragedia, la quantità sconvolgente di morti, sotto le macerie di case che non hanno retto il peso della portata sismica di agosto, ci sarebbe la criminalità organizzata? Oggi è il momento di chiedersi se, al di là del dolore di veder così barbaramente rappresentato il nostro Paese, non sarebbe forse il caso di fare un passo indietro e riflettere sull’importanza di una libertà che ormai diamo per scontata.  Sarebbe forse il momento di prendersi del tempo, chiudere gli occhi e tornare indietro a quando il controllo della comunicazione era sistematico e invadente; è questo il momento chiedersi se è davvero un mondo senza la libertà di rappresentare realtà scomode che vogliamo lasciare ai nostri figli.

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