Spagna, Catalogna chiude bar e ristoranti per 15 giorni: cosa non ha funzionato?

Spagna, nuove misure restrittive per evitare il lockdown totale: la Catalogna chiude bar e ristoranti per 15 giorni. Cosa non ha funzionato nella gestione della pandemia?

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Covid in Spagna, la Catalogna chiude bar e ristoranti – foto di repertorio

La situazione si fa sempre più pressante in Spagna. I contagi da Covid-19 non diminuiscono, e il governo catalano ha deciso di disporre di nuove misure di restrizione della mobilità per i prossimi 15 giorni. Bar e ristoranti rimarranno dunque chiusi, mentre per quanto riguarda le altre attività sarà possibile l’accesso soltanto fino al 30% della capienza (il 50% è concesso solo ai cinema e ai teatri). Lo smart working dovrà poi essere applicato ovunque possibile, comprese le lezioni universitarie online. Le scuole rimarranno invece aperte, ma dal governo arriva l’invito ad uscire di casa solo per necessità, e di evitare incontri con persosne esterne al nucleo di convivenza.

Cosa non ha funzionato?

La situazione in Catalogna si è aggravata nelle ultime 24 ore. Come riportato dall’ultimo bollettino ufficiale, sono registrati 1.620 i nuovi contagi, con 23 morti e 40 nuovi ricoverati. Sono 1.024, invece, i pazienti Covid al momento ricoverati, e di questi 189 sono in terapia intensiva (stesso numero del 26 maggio). L’indice di riproduzione è salito ora a 1,36, mentre l’indice di Crescita Potenziale si assesta a 360 (valore che indica un rischio molto elevato di trasmissione comunitaria) e l’Incidenza Accumulata registrata è pari a 263.

Un peso durissimo, quello finito sulle spalle del Paese, al quale rimane difficile dare una lucida spiegazione. Questo dal momento che la Spagna, che ha sofferto come l’Italia la pendemia da Covid-19, è stata una delle nazioni ad applicare – proprio per questo – il lockdown più duro d’Europa. Complice, allora, la rilassatezza del periodo estivo, così come anche questa voglia di ritornare prematuramente alla “normalità”.

Misure difficili per evitare un lockdown totale

All’inizio del mese di luglio il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez aveva affermato: “Abbiamo sconfitto il virus, messo sotto controllo la pandemia e appiattito la curva di contagi”. Ma sono bastati soltanto due mesi, perché il ministro della Salute Salvador Illa arrivasse a spiegare alla nazione: “Madrid sta affrontando settimane difficili“. Il cosidetto “ritorno alla normalità”, in cui la Spagna era entrata dopo la fine dello stato di allarme, è durata meno di tre mesi. E oggi, per l’ennesima, la nazione registra la velocità di trasmissione più elevata in Europa.


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Per questo, il gioverno ha scelto di applicare nuovamente delle misure “difficili”, decise per “evitare il lockdown totale nelle prossime settimane“. Ad annunciarlo è stato lo stesso Pere Aragones, presidente ad interim del Governo regionale in una conferenza stampa. Delel restrizioni che metteranno a dura prova l’industria della ristorazione. Si tratta, questo, di un settore che solo a Barcellona conta 9.000 locali, tra bar e ristoranti. Un settore che, insieme all’alberghiero, rappresenta il fiore all’occhiello del turismo – che in Spagna equivale al 12% del Pil. Eppure, nonostante per la maggior parte dei catalani (amanti della “movida” da  bar e ristoranti) pensi che la ristorazione non sia responsabile della crescita del contagio, i loro punti di ritrovo si trovano ora costretti a rimanere con le saracinesche abbassate.


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I ristoratori temono che ciò possa comportare la chiusura definitiva della metà dei locali, e rivendicano misure di compensazione per la perdita economica. Un coro di proteste, il loro, che si unisce a quello del settore delle discoteche e dei locali con musica dal vivo, che la scorsa settimana avrebbero dovuto riaprire ma che per contrordine non possono.

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