Coronavirus, Arcuri: “Non ci sono abbastanza terapie intensive”

Arcuri ha detto di aver mandato materiale alle Regioni che attualmente sarebbe inutilizzato: ecco cos’è successo.

Coronavirus, Arcuri: “Non ci sono abbastanza terapie intensive” – meteoweek

Le parole di Arcuri arrivano come una doccia fredda, la stilettata è tutta nei confronti delle Regioni: “In questi mesi alle Regioni abbiamo inviato 3.059 ventilatori polmonari per le terapie intensive, 1.429 per le subintensive. Prima del Covid le terapie intensive erano 5.179 e ora ne risultano attive 6.628 ma, in base ai dispositivi forniti, dovevamo averne altre 1.600 che sono già nelle disponibilità delle singole regioni ma non sono ancora
attive. Chiederei alle regioni di attivarle“. Poi aggiunge: “Abbiamo altri 1.500 ventilatori disponibili, ma prima di distribuirli vorremmo
vedere attivati i 1.600 posti letto di terapia intensiva per cui
abbiamo già inviato i ventilatori”. Le accuse non si fermano e l’ansia per l’emergenza va avanti. I numeri Covid stanno diventando importanti e ai piani alti la tensione si sente.

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Le accuse comunque piovono da tutti i fronti: “Con l’aumento dei posti
letto di Terapia intensiva (Ti) manca ad oggi un aumento in egual misura del numero degli anestesisti, venendo a minare il rapporto tra personale anestesista e posto letto in Ti”. Lo afferma Americo Ciocchetti, coordinatore del report settimanale dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica, campus di Roma (Altems). Se si considera la riduzione del rapporto posto letto Ti-personale anestesista, sottolinea il Rapporto Altems, la Regione che registra la riduzione più alta è
la Valle d’Aosta (- 1.7), passando da 3,5 anestesisti e rianimatori per posto letto prima dell’emergenza a 1,8. I numeri Covid poi continuano a terrorizzare. Ad oggi in dieci Regioni la tenuta delle terapie intensive è particolarmente a rischio, poiché ci si sta avvicinando alla soglia massima fissata dal ministero della Salute del 30% di posti dedicati a malati Covid occupati. Attualmente, a quanto si apprende, allo Spallanzani di Roma è occupato tra il 60 e il 70% dei posti disponibili. E’ escluso per il momento un nuovo lockdown ma a Palazzo Chigi – secondo quanto anticipato dal Corriere della Sera – si sta valutando l’ipotesi, appunto, di un coprifuoco, un nuovo provvedimento potrebbe imporre a bar, ristoranti e altri pubblici esercizi di abbassare le saracinesche alle 22 e ai cittadini di non uscire più di casa oltre quell’ora. Chissà perché poi ci si dovrebbe ammalare proprio negli orari serali. Il modello, comunque, è quello francese: ieri ha toccato un record giornaliero superando la soglia dei 30mila casi in un solo giorno sono stati registrati 30.621 nuovi contagi e 88 morti. Sarà davvero questa la soluzione definitiva per la scomparsa della pandemia in corso? Sul fronte vaccini arrivano nuove speranze dalla Cina che avrebbe approvato dopo i test l’ultimo prototipo. Presto potremo essere pronti per averlo anche in Italia.

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