La Spagna non chiude: più tasse ai ricchi per gli aiuti all’economia

Il prelievo sui redditi sopra i 300 mila euro annui aumenta ancora in Spagna. Aumentano le tasse anche per chi prevede l’elusione aggressiva del sistema fiscale. Una mini-patrimoniale per aiutare i più deboli.

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Il capo del Governo spagnolo Pedro Sanchez – meteoweek.com

In Spagna cambiano ancora le condizioni delle classi considerate più agiate sul piano economico. Si prevede un nuovo periodo di spese importanti da parte del Governo iberico, a causa della marcia del Covid-19 che prosegue inesorabile. Per questo motivo, in vista di una nuova stretta sulle aperture che porterà a nuovi aiuti nei confronti di chi potrebbe essere costretto a chiudere, l’esecutivo diretto da Pedro Sanchez si lancia verso un nuovo indebitamento delle classi più ricche. E lo fa attraverso un lieve ma significativo aumento del prelievo sui loro redditi.

Si tratta di un aumento del 2% della tassazione sui redditi da lavoro superiori a 300mila euro. Nel caso in cui il reddito dichiarato sia di almeno 200mila euro, l’aumento della tassazione ammonta al 3%. Si tratta di un gesto particolarmente eclatante ma anche significativo, che in Spagna hanno riconosciuto in questo modo. Non c’è l’intenzione di ricorrere agli aiuti provenienti dall’Unione Europea, come il Recovery Fund o il tanto discusso (almeno in Italia) Mes. La Spagna vuole farcela con le proprie forze, in questo caso aumentando la stretta sui redditi più alti.

Ma non saranno solo questi gli interventi da parte del Governo spagnolo, per aggirare il sistema di aiuti comunitario e farcela da soli. È stata introdotta anche un’imposta minima del 15% per le società di investimenti immobiliari quotate in borsa. A questo si aggiunga anche una riduzione delle detrazioni fiscali per i piani pensionistici privati. Dunque si può parlare senza alcun dubbio di una mini-patrimoniale che avrà luogo in Spagna. Anche perchè è previsto un prelievo dell’1% sui patrimoni dichiarati da chi supera i 10 milioni di euro di reddito.

La Spagna non vuole arrivare a un nuovo lockdown – meteoweek.com

Questa tassa, però, potrà prendere il via solo se ci sarà l’ok da parte delle autonomie locali. Il piano che il Governo Sanchez vuole mettere in atto, si rifa senza mezzi termini a quanto era stato proposto dagli economisti Gabriel Zucman ed Emmanuel Saez. Il loro piano prevedeva un prelievo del 2-3% su grandi o grandissimi patrimoni, ovvero quelli che superano i 50 milioni di euro. Una situazione che, nel caso in cui venisse applicata su scala europea, porterebbe a un gettito da ben 150 miliardi di euro ogni anno. E se lo portiamo su scala decennale, otterremmo il doppio rispetto al Recovery Fund.

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Anche per questo motivo, la Spagna sta provando a farcela con le proprie forze. Tanto che il capo del Governo Pedro Sanchez ha fatto capire il Paese sta cercando la sua svolta, dopo anni difficili. “Dopo il duro colpo della pandemia – ha dichiarato – , avremmo potuto cavarcela con dei tagli, oppure scegliere di rilanciare con energia. Il nostro budget prevede un aumento del 10,3% di investimenti in più rispetto ai precedenti, compresi l’anticipo dei 27 miliardi di euro del piano europeo“. Una serie di interventi che Sanchez ha definito “bilanci progressisti, essenziali per la modernizzazione del nostro paese e per sostenere la ripresa“.

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Ma se da una parte il Governo spagnolo ha deciso di prelevare, inevitabilmente sono previste nuove spese. E queste riguardano l’istruzione e la sanità, considerando proprio il denaro in più presente nelle casse nazionali. Ma si parla anche di nuove tassazioni, alcune delle quali già note anche in Italia. Come quella sulla plastica e quella sull’incremento dell’Iva sulle bevande gassate. Al momento, come detto, la Spagna non intende ricorrere al Mes e ai prestiti previsti dal Recovery Fund. Fermo restando che i primi 27 miliardi di aiuti sono già arrivati.

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