Coronavirus, la seconda ondata è la variante spagnola partita d’estate

Uno studio internazionale mette sotto accusa il comportamento dei vacanzieri e spiega perché ci aspetta un nuovo lockdown.

Coronavirus, la seconda ondata è la variante spagnola partita d’estate – meteoweek

Quello che stiamo vivendo oggi è l’effetto delle decisioni che abbiamo preso quest’estate. Una variante del coronavirus che ha avuto origine nei lavoratori agricoli spagnoli si è diffusa rapidamente in gran parte dell’Europa dall’estate e ora rappresenta la maggior parte dei nuovi casi di Covid-19 in diversi paesi, compreso l’80% nel Regno Unito. A raccontarlo è il Financial Times. Un team internazionale di scienziati che ha seguito il virus attraverso le sue mutazioni genetiche ha descritto la straordinaria diffusione della variante, chiamata 20A.EU1, in un documento di ricerca pubblicato in queste ore. Al momento non è chiaro se questa variante si stia diffondendo a causa di un vantaggio che può avere nella trasmissione del virus – osservano i ricercatori – o se l’alta incidenza di casi registrati in Spagna, a seguito dalla diffusione estiva tra i turisti, sia sufficiente per spiegare il rapido aumento di questa variante in più Paesi”. Il team internazionale sta lavorando con i laboratori di virologia per verificare se ’20A.EU1′ porta una particolare mutazione nella proteina ‘spike’ che il virus usa per entrare nelle cellule umane e che potrebbe alterarne il comportamento.

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C’è grande ansia per questo Virus che potrebbe essersi diffuso a causa dei pochi controlli e delle disattenzioni estive. Il loro lavoro suggerisce che le persone di ritorno dalle vacanze in Spagna hanno svolto un ruolo chiave nel trasmettere il virus in tutta Europa, sollevando dubbi sul fatto che la seconda ondata che sta investendo il continente avrebbe potuto essere ridotta migliorandola screening presso aeroporti e altri nodi di trasporto. “Dalla diffusione di 20A.EU1, sembra chiaro che le misure di prevenzione dei virus sul luogo non sono state sufficienti per fermare la trasmissione”, ha detto Emma Hodcroft, genetista evolutiva dell’Università di Basilea e co-autrice dello studio in fase di pubblicazione per il controllo da parte della comunità scientifica. “Non ne avevo visti con questo tipo di dinamica, dobbiamo ancora capire se ha una particolare mutazione, nella proteina spike, quella usata dal virus per entrare nelle cellule umane e che potrebbe alterarne il comportamento”.

Lo studio dovrà essere confermata da ulteriori approfondimenti. Tutti i virus sviluppano mutazioni, quella più aggressiva finora del Sars-Cov-2 è stata chiamata D614G, ed è quella più contagiosa. Joseph Fauver, un epidemiologo genetico dell’Università di Yale sentito da FT, non coinvolto in questa ricerca, ha affermato: “Abbiamo bisogno di più studi come questo per trovare mutazioni e capire come aumenta la velocità di trasmissione”.

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