Decreto ristori, come calcolare il rimborso a fondo perduto

Chi ha già ottenuto il contributo per il Decreto Rilancio non dovrà presentare una nuova domanda per il Decreto Ristori. Ammesse al contributo anche le attività che superano i 5 milioni di reddito.

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Il premier Conte e i ministri Gualtieri e Patuanelli presentano il Decreto Ristori – meteoweek.com

Sta per partire il più atteso tra i provvedimenti assunti dal Governo in queste ultime settimane. Stiamo parlando ovviamente del Decreto Ristori, che è previsto per tutte quelle categorie messe in difficoltà dall’applicazione del nuovo Dpcm, divenuto effettivo lunedì scorso. Naturalmente non si parla solamente delle attività nel campo della ristorazione, come i bar o i ristoranti, costretti a chiudere entro le 18. Ma nel calderone finiscono tante altre attività che hanno subìto una netta riduzione del proprio orario di lavoro e dunque hanno diritto a un contributo.

Il decreto ristori, così com’è stato enunciato dal premier Conte e dai ministri Gualtieri e Patuanelli nella conferenza stampa di martedì, prevede un nuovo contributo a fondo perduto. Questo sarà elargito a circa 450mila imprese sparse per tutto il territorio nazionale. Ma c’è una grande differenza rispetto all’altro contributo già distribuito nei mesi scorsi, relativo al Decreto Rilancio. Questo, infatti, sarà accessibile solo alle attività interessate dalle misure restrittive del Dpcm del 24 ottobre. Ma non mancano altre restrizioni per stabilire i fruitori.

Una di queste riguarda il fatto di aver già aperto una partita Iva in data precedente all’applicazione del Dpcm. L’altra restrizione è la seguente: lo svolgimento di una o più attività incluse nella tabella riportata proprio sul Decreto Ristori. Tra queste ci sono discoteche, palestre, piscine, centri termali, ristoranti, bar e alberghi. Ma si prevede che questo elenco possa estendersi con altre attività, individuabili da decreti che potrebbero essere emanati in concerto dai ministeri dell’Economia e dello Sviluppo Economico. Un modo per non danneggiare ulteriormente alcuni elementi della filiera.

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Decreto Ristori, i requisiti per richiederlo

Ma quali sono i requisiti per poter accedere al Decreto Ristori? Quello principale riguarda l’aver sofferto danni economici rilevanti a causa dell’emergenza Covid-19. L’incidenza di questi danni sul fatturato deve essere tale da provocare perdite pari a un terzo rispetto a quanto generato nello stesso periodo delo scorso anno. Ai fini del calcolo, il fatturato va determinato facendo riferimento alle operazioni oggetto delle liquidazioni periodiche Iva del periodo di applicazione del nuovo Dpcm e dello stesso periodo di tempo dello scorso anno.

Il ministro Gualtieri ha spiegato parte del Decreto Ristori – meteoweek.com

Inoltre arriva una conferma importante: il contributo a fondo perduto spetta a chi ha avviato l’attività dal 1° gennaio 2019. Ma rispetto agli aiuti collegati al Decreto Rilancio, potranno accedere al Decreto Ristori anche gli imprenditori che hanno conseguito ricavi o compensi superiori a 5 milioni di euro. E qui emerge una prima differenza: chi ha già richiesto il contributo per il Decreto Rilancio non dovrà presentare alcuna domanda; chi invece non lo ha fatto, dovrà seguire una procedura telematica attraverso l’Agenzia delle Entrate.

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Nel primo caso, il denaro corrispondente arriverà nel conto corrente dell’azienda tramite bonifico. Nel caso dei nuovi richiedenti, le tempistiche potrebbero estendersi fino al 15 dicembre compreso. Ma oltre a chi può fare ricorso a questo contributo, bisogna sottolineare anche chi non potrà averlo a disposizione. Parliamo dei gestori di quelle attività che hanno chiuso i battenti prima dell’applicazione del Dpcm. O di chi ha aperto la partita Iva in data successiva al 24 ottobre 2020. Ma sono tanti altri gli aspetti da conoscere in merito al Decreto Ristori.

Come si calcola il contributo?

Il contributo previsto dal Decreto Ristori si calcola applicando un coefficiente che è diversificato in base al Codice Ateco dell’attività. Può variare da un minimo del 100% a un massimo del 400% della cifra già ricevuta attraverso il Decreto Rilancio. Per quantificare la somma spettante bisognerà seguire tre passaggi. In primis determinare la differenza tra il fatturato percepito ad aprile 2019 e lo stesso conseguito ad aprile 2020: Dopodichè bisognerà applicare al risultato della prima operazione una percentuale variabile: 10% per ricavi superiori al milione, 15% per non meno di 400mila euro, 20% se non superano questa cifra.

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Il terzo passaggio riguarda la rivalutazione del risultato ottenuto, applicando in seguito il coefficiente che oscilla tra il 100% e il 400% di cui sopra. Ad esempio, un ristoratore che ha subìto un calo di 50mila euro su un fatturato precedente di 600mila, otterrà un contributo a fondo perduto di 15mila euro (il risultato del 15% di 50.000 moltiplicato per il 200%). Bisogna anche sottolineare un’ultima cosa: è previsto un contributo garantito per le persone fisiche e al tempo stesso viene fissato un tetto massimo di 150mila euro per le singole unità produttive.

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