I terroristi nascosti cresciuti all’ombra della Tunisia laica

Rached Khiari, deputato eletto con Al Karama, dopo l’assassinio del professor Paty: “Offendere il Profeta è uno dei crimini più gravi”.

I terroristi nascosti cresciuti all’ombra della Tunisia laica

Rached Khiari, deputato eletto con Al Karama, la “coalizione della Dignità” di ispirazione radicale islamica, uscito poi per fondare un suo movimento sovranista ha commentato dopo l’assassinio del professor Paty: “Offendere il Profeta è uno dei crimini più gravi, e chi osa commetterlo ne deve subire le conseguenze. E le decine di intellettuali che hanno firmato una lettera aperta contro l’esaltazione di un gesto terroristico, non potevano essere che traditori e bastardi”.


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Negli ultimi anni la Tunisia è stata al centro di un susseguirsi di attentati, spesso di modesta entità: dalla donna di Mahdia che si fece saltare sull’avenue Bourghiba due anni fa, ai suicidi che hanno colpito vicino all’ambasciata francese nel giugno 2019, in un’offensiva rivendicata dall’Isis, all’accoltellamento di due agenti a Sousse nel settembre scorso, da parte di tre giovani che portavano addosso slogan del Califfato. Gli analisti più informati definiscono la Tunisia “un brodo di coltura nutrito fra moschee estremiste, imam incendiari e Internet, fronte sul quale le autorità di sicurezza intervengono con difficoltà”. I tentativi di penetrazione dei gruppi terroristici globali, autentici o meno, ripropongono vecchi interrogativi. Ma ora la spiegazione economica non funziona più, se non per indicare la disponibilità di manovalanza fra i giovani disperati. “La disoccupazione non c’entra, bisogna guardare al percorso di radicalizzazione”, dicono sempre gli analisti.

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