Covid, la ‘scelta’ degli anestesisti: “Priorità a chi può ancora salvarsi”

Chiunque entri in terapia intensiva con il Covid non ha la certezza di farcela. Per questo motivo i medici e gli anestesisti sembrano costretti a fare delle scelte. Ma il rischio è quello di tornare alla situazione di marzo.

covid medici
Le terapie intensive sono tornate sotto pressione – meteoweek.com

La seconda ondata di Covid-19 si è ormai avverata nel nostro Paese. Sono davvero tanti i nuovi casi di positività che sbucano fuori ogni giorno, anche se la stragrande maggioranza di questi sono asintomatici, o comunque soggetti che svolgono le cure in casa. Ma come abbiamo avuto modo di vedere in questi ultimi giorni, aumenta in maniera esponenziale il numero di persone che non può fare a meno di farsi ricoverare in ospedale. Sono tornati a essere più di mille in un giorno solo, in base al bollettino di ieri, ma anche le terapie intensive rischiano di tornare al collasso.

Tanto che non mancano le prime testimonianze di medici e anestesisti che temono di non riuscire a prendersi cura di tutti. E allora ecco che viene fuori una pratica che ha preso piede altrove. Ad esempio in Svizzera, dove le equipe mediche degli ospedali hanno posto delle “priorità” sui pazienti malati di Covid e costretti in terapia intensiva. La curva dei contagi e dei ricoveri rischia di salire in maniera esponenziale. Tanto da porre gli staff medici e sanitari di fronte a una scelta dolorosa ma inevitabile: dare la precedenza a chi ha maggiori possibilità di salvarsi.

Uno sguardo a un reparto di terapia intensiva – meteoweek.com

Questo è quanto emerge da un documento, sottoscritto dalla Federazione nazionale dei medici (Fnomceo) e dalla Società italiana di anestesia (Siaarti). Nel caso in cui le persone bisognose di supporto respiratorio saranno di più rispetto ai posti disponibili, si potrebbe ricorrere a una dolorosa scelta. Una scelta che, come si legge nel documento, è legata a una serie di aspetti come “la gravità del quadro clinico, lo stato funzionale pregresso, l’impatto sulla persona dei potenziali effetti collaterali delle cure intensive, la conoscenza di espressioni di volontà precedenti“.

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In ogni caso, tutti quei soggetti che hanno meno chances di salvarsi dal Covid, non verranno abbandonati. Per tutte queste persone, infatti, ci sarà comunque la possibilità di ricevere delle cure. Stando a quanto si legge nel protocollo di cui sopra, “il medico deve sempre provvedere a porre in atto le valutazioni e l’assistenza necessaria affinché l’eventuale progressione della patologia risulti il meno dolorosa possibile e soprattutto sia salvaguardata la dignità della persona“.

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Il segretario della Fnomceo, Roberto Monaco, ha dato la sua chiave di lettura di questa situazione che rischia di crearsi. Una situazione inevitabile, a causa della crescita esponenziale dei nuovi casi: “Quello che vorrei fosse chiaro è che noi medici ci siamo fatti carico di problemi che sono in realtà legati a un contesto organizzativo. Non abbiamo paura, perché siamo abituati a lavorare in emergenza. Abbiamo paura di tutte quelle falle nell’organizzazione e nella programmazione che possono esplodere in una situazione di crisi. Dobbiamo fare di tutto perché non siamo costretti a queste scelte“.

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