Bergamo, corteo anti zona rossa dopo il Dpcm. Il sindaco Gori: “Sindaci non c’entrano”

Dopo la manifestazione avvenuta ieri sera, sotto casa del primo cittadino di Bergamo, Gori lascia una lunga nota su Facebook: “Capisco la rabbia, ma i sindaci non c’entrano con le decisioni del governo. Pericoloso indicare un bersaglio solo per interesse di parte”.

il sindaco della città di Bergamo, Gori
il sindaco della città di Bergamo, Giorgio Gori – foto di archivio

Nella serata di ieri si è tenuta, in quel di Bergamo, una manifestazione anti-lockdown. Una dimostrazione che, proprio nella città che conta a causa del Covid 11 mila morti, si è conclusa sotto casa del sindaco Giorgio Gori. ll corteo ha visto la presenza di circa 300 persone che, muniti di bandiere, striscioni, slogan e fumogeni, hanno intonato l’inno nazionale e cori contro il primo cittadino: “Vergogna, vergogna!”, e ancora “Gori vieni fuori!” finanche al grido di “Libertà, libertà!”.

Un corte animato da commercianti, partite iva e molti militanti di destra, presidiato chiaramente da polizia e carabinieri per evitare incidenti e scaturito dall’istituzione della zona rossa lombarda secondo quanto voluto con l’ultimo Dpcm. In merito alla manifestazione, però, si è espresso questa mattina lo stesso sindaco Giorgio Gori, che ha affidato le sue parole a un post su Facebok.

Gori sulla manifestazione: “Sindaco non c’entra con le decisioni del governo”

“Alcune centinaia di persone – ristoratori, commercianti e partite iva, insieme a gruppi organizzati di estrema destra, negazionisti e alcuni esponenti della Lega – hanno manifestato ieri sera davanti al Comune di Bergamo per protestare contro le chiusure decise dal governo. Un corteo è poi arrivato sotto casa mia e qui i manifestanti sono rimasti per più di un’ora, sorvegliati dalla polizia, scandendo slogan, con bandiere, striscioni e fumogeni”, esordisce nel suo post il primo cittadino.

il corteo sotto casa del sindaco Gori
Bergamo, la manifestazione sotto casa del sindaco Gori – foto via La Repubblica

E prosegue: “Non voglio esagerare la portata dell’episodio per quanto non piacevole. Riconosco il diritto di chiunque a manifestare e anzi capisco perfettamente la preoccupazione – in alcuni casi la disperazione – di chi vive della propria attività e teme in queste ore che la nuova chiusura possa darle il colpo di grazia. Ho sostenuto la richiesta di ristori immediati da parte del governo e m’impegnerò, come già abbiamo fatto nei mesi scorsi con i contributi erogati dal Programma Rinascimento, perché l’amministrazione comunale sia al fianco di questi lavoratori nei prossimi mesi”.


POTREBBE INTERESSARTI ANCHE


Eppure, osserva ancora Gori, un sindaco “non c’entra nulla con la decisione di indicare come ‘rossa’ una certa area territoriale”. “Decide il governo – prosegue il primo cittadino – e lo fa a tutela della salute delle persone, sulla base di una serie di parametri epidemiologici e del grado di saturazione delle strutture sanitarie (ieri in Lombardia il Covid ha fatto altre 139 vittime). Io peraltro, già ieri, ho scritto al ministro Speranza e al presidente Fontana insieme ai sindaci di Brescia, Cremona e Mantova per conoscere questi dati e capire se ci siano le condizioni – previste nel Dpcm – per ‘esentare’ da alcune misure le province in cui la situazione sia oggettivamente meno grave: vedremo nei prossimi giorni”.


Clicca qui e poi premi la stellina (Segui) per ricevere tantissime novità gratis da MeteoWeek

“Un sindaco – spiega ancora – non c’entra niente ma è facile che alcuni cittadini non lo sappiano e che comunque vedano il sindaco come l’espressione più vicina dello Stato, aldilà delle sue effettive competenze, e che a lui indirizzino il loro malessere e la loro protesta”. “Chi però – conclude Gori – si è mescolato a quel corteo con il solo scopo di strumentalizzarlo sa bene quali siano le competenze dei diversi livelli istituzionali. In un momento come questo, con tanta gente angosciata per il proprio futuro, buttare benzina sul fuoco, indicare un bersaglio solo per interesse di parte, è a mio parere grave e piuttosto pericoloso. Perché nessuno può dirsi sicuro di governare quella protesta, una volta che l’ha scatenata”.

Impostazioni privacy