Covid, Burioni: “Immunità di gregge irraggiungibile, stop a bugie pericolose”

Non è possibile sconfiggere il Covid-19 tramite l’immunità di gregge senza avere a disposizione un vaccino. Lo afferma il virologo Roberto Burioni in polemica con gli esperti di tutto il mondo che sostengono tale soluzione.

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Roberto Burioni, virologo dell’ospedale San Raffaele di Milano – meteoweek.com

In molti, da Donald Trump negli Stati Uniti a Boris Johnson in Inghilterra, hanno a lungo attuato politiche che avevano come obiettivo quello di favorire l’immunità di gregge al fine di sconfiggere il Covid-19. La prospettiva era di fare contrarre il virus naturalmente alle persone giovani e sane, preservando invece i più deboli. Le misure di questo genere, tuttavia, in questi mesi non hanno portato ai risultati sperati. Lo conferma anche Roberto Burioni, virologo dell’ospedale San Raffaele di Milano, il quale ha smontato la teoria dell’immunità di gregge applicata all’epidemia che il mondo sta vivendo.

I dati esposti da Roberto Burioni

Il virologo Roberto Burioni, sul suo account Twitter, ha condiviso uno studio ad hoc pubblicato sulla rivista Lancet che rivela gli effetti dell’immunità di gregge utilizzata come misura per contrastare il Covid-19. Essi non sarebbero affatto favorevoli.

Uno studio recente indica che il raggiungimento dell’immunità di gregge attraverso la diffusione naturale di SARS-CoV-2, come auspicato da molti politici stranieri, non è percorribile. Avete sentito sicuramente diversi politici (per fortuna non italiani) auspicare il raggiungimento dell’immunità di gregge attraverso la diffusione dell’infezione naturale da Coronavirus. Uno studio recente apparso su Lancet indica che questa strada non è percorribile“, ha spiegato Burioni.

I dati, infatti, sarebbero molto chiari. Il virus in nessun paese avrebbe raggiunto una diffusione tale da condurre ad un’immunità di gregge. “Mentre in Italia le indagini sierologiche vanno a rilento, in zone dove l’epidemia è stata particolarmente intensa iniziano a essere pubblicati i dati riguardo alla sieroprevalenza (ovvero il numero di persone che hanno nel loro sangue gli anticorpi contro il coronavirus). Tralasciando i numeri, la sostanza è molto semplice. La grandissima parte della popolazione (sopra l’80%) – scrive Burioni – non è entrata in contatto con il virus, anche nelle zone dove il virus ha avuto una intensa circolazione. Questo è accaduto anche nelle nazioni – come la Svezia – dove non c’è stato un lockdown particolarmente severo“.

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La teoria dell’immunità di gregge prevede che gli individui sani conducano una vita normale al fine di entrare a contatto con il Covid-19 – meteoweek.com

Il virologo, tuttavia, è consapevole del fatto che studi di questo genere presentano delle limitazioni. “Misurano gli anticorpi e ancora non sappiamo che relazione ci sia tra la presenza degli anticorpi e la protezione e neppure siamo certi che tutti gli individui infettati abbiano poi sviluppato la sieropositività, per cui questi dati hanno un’area di incertezza“, ha spiegato.

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Per ribadire il pensiero contrario all’immunità di gregge, Roberto Burioni ha citato testualmente l’articolo pubblicato su Lancet. “Considerando queste scoperte, qualunque proposta che speri di ottenere l’immunità di gregge attraverso l’infezione naturale non solo è inaccettabile dal punto di vista etico, ma pure destinata a non ottenere il risultato sperato. Con una gran parte della popolazione ancora suscettibile all’infezione, la circolazione del virus può ritornare velocemente a quella che caratterizzava l’inizio della pandemia se si abbandonano le misure di prevenzione“.

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L’unico modo per ottenere realmente una immunità di gregge, dunque, è la creazione e la diffusione di un vaccino. “Nell’attesa che arrivi – senza paura e senza panico – continuiamo a vivere la nostra vita di sempre con qualche precauzione in più. Portare la mascherina nei luoghi affollati non è un sacrificio così drammatico, e sono sicuro che il disagio è solo questione di abitudine“.

 

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