Coronavirus, Lopalco: “C’è un leggero abbassamento della curva” [VIDEO]

L’assessore alla Salute della Regione Puglia risponde alle domande sulle misure restrittive, sulla curva del contagio e sulla scuola.

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Pier Luigi Lopalco, epidemiologo e assessore alla Salute della Regione Puglia. Credit: Pier Luigi Lopalco Facebook

“C’è un leggero abbassamento della curva dei contagi. Lo ha annunciato Pier Luigi Lopalco, assessore alla Salute della Regione Puglia, in collegamento con la trasmissione Coffee Break, su La7. L’epidemiologo ha risposto alle domande del conduttore sulla diffusione del coronavirus in Italia, sulle misure preventive da adottare e sulla discussa decisione di alcune Regioni di chiudere le scuole. “I segnali” di miglioramento “ci sono”, ha detto Lopalco, ma non bisogna abbassare la guardia. Anzi, secondo l’assessore la scelta più lungimirante sarebbe accelerare le restrizioni.

Accelerare le misure preventive

“Io quindi – ha sottolineato l’epidemiologo – mi sentirei di più di accelerare qualunque tipo di forma di prevenzione come in effetti stanno facendo alcune Regioni che si sono messe d’accordo per accelerare appunto delle misure anti assembramento che vanno in quella direzione”. Per quale motivo? “Perché i tempi di latenza fra la messa in atto di una misura di prevenzione e il suo effetto, sono dei tempi di latenza di diversi giorni, anche probabilmente di un paio di settimane. Non solo, ma poi nel momento in cui noi oggi abbiamo un certo numero di casi, i casi di positività di oggi andranno a sbattere contro il sistema sanitario probabilmente fra una settimana”, ha spiegato Lopalco.

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Giocare d’anticipo sul virus

In altre parole è importante giocare d’anticipo sul virus, perché le misure che mettiamo in atto oggi portano i loro effetti a distanza almeno di un paio di settimane, se non tre. Lo ha sottolineato ancora l’assessore pugliese: “Siccome quello che dobbiamo evitare è appunto questa ondata che va a sbattere contro i nostri ospedali, contro il nostro sistema sanitario, purtroppo la latenza fra il mettere in atto una misura e poi l’ondata sull’ospedale, probabilmente stiamo parlando di tre settimane per vederne gli effetti. Quindi è probabile che noi magari ci accorgiamo che gli effetti sono scarsi ed è ormai troppo tardi, e ci troviamo le ambulanze fuori dai pronto soccorso, come è già successo”.

La strategia del Governo

Lopalco ha poi dato la sua opinione sulle linee guida del Governo, volte a dividere l’Italia per zone di rischio. “Nel momento in cui si intraprende una strada di chiusure progressive, di limitazioni progressive, l’idea è quella: proviamo progressivamente a mettere in atto delle misure di prevenzione, e appena abbiamo i primi segnali che queste misure stanno funzionando effettivamente possiamo fermarci lì. È una strategia che ha una sua logica e comunque una strategia che deve essere valutata molto bene”, ha dichiarato l’epidemiologo.

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Pier Luigi Lopalco, epidemiologo e assessore alla Salute della Regione Puglia, in collegamento con la trasmissione Coffee Break, su La7. Credit: La7 Video

“La gente deve stare chiusa in casa”

Per l’assessore alla Salute della Regione Puglia, non bisogna confondere le misure di prevenzione con il lockdown. Nel primo caso non si chiudono – o almeno non tutte e non tutte insieme – le attività commerciali. Attivare i provvedimenti anti contagio significa “mettere in atto tutte quelle misure che facciano capire alla gente che deve stare chiusa in casa e uscire di casa soltanto per andare a lavorare“.

Scuole chiuse in Puglia

Infine si è toccato il tema delle scuole, che la Regione Puglia – in zona arancione – ha deciso di chiudere tutte le scuole fino al prossimo 24 novembre. L’ordinanza non è stata condivisa dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, che dall’inizio di settembre invoca il diritto degli studenti di stare in classe. Ma Lopalco non cambia idea: “Da un punto di vista epidemiologico a me non importa se il contagio è avvenuto in classe oppure davanti al cancello. Il problema è che la scuola è un fortissimo aggregatore sociale. In pratica ogni famiglia italiana o direttamente o indirettamente ha un contatto con la scuola. Purtroppo noi abbiamo continui segnali che dalla scuola partono focolai familiari. Quindi chiudere la scuola per due settimane sarebbe stata immediatamente la misura più utile per raffreddare il contagio”.

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