Covid, Milano trema ancora: il virus rallenta, ma i morti sono sempre di più

Milano è ancora una delle città più colpite dal Covid-19. Il capoluogo della Lombardia, nonostante il calo dell’indice Rt, conta sempre più morti. L’incubo è simile a quello della prima ondata.

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Milano è una delle città più colpite dalla seconda ondata del Covid-19 – meteoweek.com

La Lombardia è una delle regioni più colpite dalla seconda ondata del Covid-19, come d’altronde era avvenuto anche all’inizio dell’epidemia. Le misure restrittive del Governo stanno dando i loro frutti, ma è ancora presto per tirare un sospiro di sollievo. Seppure l’indice Rt sia calato in maniera netta (da 2,35 registrato alla fine ottobre fino all’1,6 di adesso), si contano ancora un gran numero di morti. Milano è senza dubbio il fulcro dell’emergenza. Si registrano almeno 2.565 nuovi casi giornalieri nella provincia (675 soltanto in città) e almeno 60 morti ogni giorno, ovvero il doppio rispetto alla fine del mese precedente. In tutta la Regione, invece, ieri si è registrato un incremento di 7.633 positività e di 182 decessi. Soffrono anche gli ospedali, in cui si sta tentando di aumentare i posti letto disponibili.

Fontana: “Zona rossa fino a fine novembre”

La svolta nell’emergenza Covid-19 in Lombardia non arriverà prima di dicembre. Lo ha annunciato il Presidente della Regione, Attilio Fontana, nel corso di un’intervista a Mattino 5. “In base ai numeri noi rientreremmo oggi in zona arancione, ma la cautela impone che quando si entra in una certa zona si debbano confermare i dati per due settimane, quindi fino al 27 novembre resteremo in zona rossa“, ha sottolineato.

Il bilancio degli esperti

Intanto anche gli esperti invitano alla calma. I numeri registrati in questi giorni sono soltanto il frutto dei contagi avvenuti prima dell’emissione dei nuovi decreti. Per questa ragione, per avere miglioramenti, bisognerà attendere che le misure di restrizione facciano il loro effetto.

Milano non è la grande malata, però abbiamo ancora davanti altre settimane nelle quali nuovi pazienti busseranno alla porta delle terapie intensive e dei reparti Covid, e nuovi decessi verranno registrati: c’è sempre uno scarto tra contagi, ricoveri e decessi. Il Sars-Cov-2 è un virus che viaggia con le persone: in un contesto metropolitano come quello milanese, dove il 25% della popolazione afferisce alle scuole tra studenti e personale e nel quale c’è un sistema di trasporto pubblico ampio, è più facile quindi che il virus si propaghi“, ha spiegato l’epidemiologo Vittorio Demicheli, direttore sanitario dell’Ats.

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Vittorio Demicheli, direttore sanitario dell’Ats Milano – meteoweek.com

Gli obiettivi sono i medesimi in tutta la Regione, anche se il capoluogo lombardo merita una attenzione particolare. “Si deve riportare l’Rt sotto l’1. Oggi Milano ha molti contagi, al contrario di Bergamo e Brescia che nella prima ondata erano state più colpite ma ora sono in una situazione meno critica. Questo, sebbene ora sia difficile da gestire, ci fa però ben sperare per il futuro: in caso di una nuova ondata, forse anche Milano – conclude Demicheli  potrebbe essere più protetta“. L’Ats, in questi giorni, cercherà di incrementare il numero di tamponi effettuati. La volontà è quella di arrivare a 130 mila, ovvero 30 mila in più rispetto a quelli attuali. Ciò sarà possibile anche tramite l’aumento del personale sanitario che potrà recarsi a casa dei pazienti. Lo screening è infatti un’arma indispensabile nella lotta al Covid-19.

Il vaccino anti-influenzale

I medici di base intanto si stanno attrezzando per il vaccino anti-influenzale. Verranno allestiti i padiglioni in piazza Duomo e ai soggetti più fragili verrà somministrato in casa. Le fiale, tuttavia, sono ancora troppo poche. Lo spiega Alberto Aronica, uno dei fondatori del Presst di via Aronica. “Ci hanno dato 100 vaccini per i cronici, contro i 150 a testa che occorrono. Poi in ritardo hanno inviato i vaccini per gli over 65: avevamo fatto richiesta perché ognuno di noi ne avesse 450, ne hanno mandati 200 a testa. È anche arrivata una mail dell’Ats che dice che non si sa se e quando arriveranno altre dosi“, ha detto.


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Ed è prontamente arrivata la replica dell’Ats. “La nota è stata inviata dopo l’avvio della distribuzione di 235 mila dosi: è un’indicazione a usare i vaccini consegnati o in consegna senza effettuare ulteriori richieste di fornitura, dato che la rete distributiva non ha, attualmente, ulteriori disponibilità, previste nelle prossime settimane“, si legge.

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