Stati Uniti: i 5 motivi per cui il presidente non deve essere lui

Donald Trump o Joe Biden? I cinque motivi per cui il presidente degli Stati Uniti non dovrebbe essere né l’uno né l’altro.


Mentre il candidato democratico Joe Biden usa toni rassicuranti e concilianti, Donald Trump sta cercando di mettere i bastoni tra le ruote al suo successore. Nelle ultime settimane di mandato il presidente è intenzionato ad attuare dei provvedimenti drastici che intralcino il lavoro di Biden e che il democratico non potrà revocare facilmente. L’attivismo di Trump si esercita soprattutto in ambito internazionale. Da una parte il repubblicano tenta di accelerare il ritiro delle truppe dall’Afghanistan e dall’Iraq, dall’altra caccia funzionari statali, soprattutto alla guida dell’esercito, dei servizi di sicurezza e delle istituzioni economiche per poterli sostituire con dei fedelissimi.

Come se non bastasse, nei giorni scorsi Trump avrebbe chiesto ai suoi consiglieri – almeno così ha scritto il New York Times – di preparare un attacco militare contro l’Iran, obiettivo storico degli inquilini della Casa Bianca di entrambi gli schieramenti. Secondo l’autorevole quotidiano, i consiglieri sarebbero riusciti a dissuadere Trump dall’ordinare l’attacco ad un sito nucleare iraniano che avrebbe scatenato un grave crisi internazionale.

Se nei giorni scorsi abbiamo visto i cinque motivi per cui Trump o Biden dovrebbero diventare il presidente, vediamo ora i motivi che sconsiglierebbero l’elezione dell’uno o dell’altro.

Iniziamo con Donald Trump. Perché il presidente degli Stati Uniti non dovrebbe più essere lui?

  • in nome della sua dottrina “America First”, Trump ha indicato l’Unione Europea come il primo nemico commerciale degli Stati Uniti. Durante il suo mandato il presidente ha scatenato con l’UE una durissima guerra commerciale, imponendo pesanti dazi a numerose produzioni dei paesi europei, Italia compresa. Lo stesso ha fatto con la Cina, tentando di invertire il declino politico ed economico statunitense e l’ascesa del gigante asiatico;
  • Trump ha sempre affermato di non credere nella crisi climatica che sta causando un pericolosissimo riscaldamento globale, ed anzi ha annunciato il ritiro dagli Accordi sul Clima di Parigi miranti alla diminuzione delle emissioni di CO2 nell’atmosfera. Disinteressato ad accelerare il passaggio degli USA a fonti energetiche rinnovabili e sostenibili, l’inquilino della Casa Bianca è da sempre un forte sostenitore dei combustibili fossili e della lobby petrolifera. Nel suo programma per un secondo mandato c’è la destinazione di milioni di ettari di terreni pubblici alla trivellazione petrolifera;
  • Trump vuole ridurre gli stanziamenti statali per la sanità pubblica e la sicurezza sociale ed ha deciso la fuoriuscita degli Usa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Nella proposta di bilancio del 2021 la sua amministrazione ha programmato ingenti tagli alla spesa sanitaria, soprattutto per il Medicaid (900 miliardi di $ in meno nei prossimi 10 anni) e per il Medicare (450 miliardi di $ in meno);
  • in tema di Coronavirus, Trump è sempre stato scettico, prendendo posizioni al limite del negazionismo, scatenando una vera e propria guerra con l’immunologo Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases e responsabile della campagna contro il Covid19. Trump ha sempre disincentivato l’utilizzo delle mascherine ed è contrario all’obbligo del loro uso;
  • il miliardario ha esasperato i toni delle tensioni razziali innescate dalla violenza della polizia contro cittadini afroamericani, tollerando la formazione di diverse milizie armate in diversi Stati dell’unione. Queste milizie paramilitari razziste hanno ucciso manifestanti del fronte avverso e hanno minacciato la guerra civile in caso di sconfitta di Trump alle presidenziali del 3 novembre scorso.

Vediamo ora invece perché il presidente degli Stati Uniti non dovrebbe diventare Joe Biden:

  • pur potendo contare su una lunga esperienza politica, il profilo di Joe Biden è quello di un grigio burocrate di professione poco carismatico. Con i suoi 78 anni, inoltre, il democratico sarebbe il più anziano presidente degli Stati Uniti;
  • pur con toni e sfumature diverse, il programma di Biden in politica estera è aggressivo quanto quello del suo predecessore. Il suo obiettivo è quello di frenare il declino politico ed economico di Washington e di frenare, anche danneggiandole, le potenze rivali, in primis l’Unione Europea, la Cina e la Russia, rischiando però di scatenare nuove crisi internazionali. Sia Biden sia la sua vice designata Kamala Harris sono a favore della continuazione dell’alleanza con Israele, fonte di destabilizzazione in Medio Oriente, e con l’Arabia Saudita, protettrice di varie correnti dell’estremismo islamico sunnita di natura anche terroristica;
  • la politica di Biden del “compra americano”, mirante a disincentivare l’acquisto di prodotti provenienti dall’estero, è anche più aggressiva di quella messa in atto da Trump. Non si è ancora espresso sulle ritorsioni degli Usa nei confronti delle imprese europee che continuano a commerciare con l’Iran, la Cina e la Russia nonostante le sanzioni statunitensi, ma tutto lascia prevedere che le manterrà;
  • il democratico vuole rafforzare la Nato e impedire che l’Unione Europea si doti di una sua forza militare congiunta autonoma da Washington. Ha già insistito sul fatto, ripetendo gli argomenti di Trump, che i paesi europei aderenti al Patto Atlantico debbano aumentare in maniera consistente i propri stanziamenti per le spese militari, ovviamente a scapito della spesa sociale;
  • Biden non vuole introdurre alcun divieto all’estrazione del gas e del petrolio attraverso la pratica della fratturazione idraulica – il famigerato fracking – che provoca l’inquinamento delle falde acquifere e problemi nella stabilità del suolo. E’ stato contrario al fracking fino a quando ha vinto la nomination per la presidenza, nel 2019, e a quel punto ha cambiato idea.
Impostazioni privacy