Covid, terza ondata sarà più forte? I contagi scendono lentamente: cosa sta succedendo

Covid, terza ondata sarà più forte? I contagi scendono lentamente: cosa sta succedendo. Numero casi sta scendendo ma meno di quanto si sperava

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La terza ondata Covid di gennaio, quando ci sarà la riapertura delle scuole, rischia di cominciare quando non sarà terminata neanche la seconda, a causa dei contagi ancora troppo estesi. Nello specifico, il numero di nuovi positivi quotidiani sta scendendo ma si tratta di una discesa lenta rispetto a quanto si auspicava.

Il 18,5% di infezioni contratte nell’ultima settimana è di certo un segnale di discesa, ma si tratta di una percentuale bassa. Questo fa pensare che si possa giungere alla terza ondata con troppo Covid in circolazione, troppi posti ancora occupati negli ospedali e difficoltà nel tracciare i contatti.

Non si tratta di essere pessimisti, ma di dare uno sguardo con freddezza agli attuali numeri. Con molta probabilità da fine gennaio comincerà la campagna di vaccinazione anti Covid che pian piano ci trascinerà fuori dall’emergenza, tuttavia la prudenza non è mai troppa e, come ha detto Anthony Fauci per gli Stati Uniti, i primi mesi del 2021 non saranno facili, tutto il contrario. Se si guarda alle cifre, si nota che ieri c’erano 18.887 nuovi casi con una media giornaliera dell’ultima settimana pari a 20.527. Oggi nel nostro Paese vi sono 755.306 positivi, 34mila sono in ospedale. C’è stata una diminuzione dei pazienti Covid, di cui molti guariti e purtroppo  molti che hanno perso la vita (solo ieri 564). Nelle ultime 24 ore sono entrate 150 persone in terapia intensiva.

Quali i possibili scenari?

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A gennaio riapriranno le scuole, e quel che si teme è, come detto, una terza ondata senza che finisca la seconda. Quando le lezioni sono ricominciate lo scorso 14 settembre, in Italia c’erano circa 1.200 nuovi contagi al giorno e nel Paese vi erano meno di 40 mila positivi. Si tratta di cifre decisamente più basse rispetto a quelle di oggi, che però sono bastate per far scoppiare il contagio per diverse ragioni. Ora, se il calo si manterrà tale, il 7 gennaio si partirà da una base di contagi molto più ampia rispetto a settembre. Le feste natalizie, seppur con i loro limiti, daranno comunque qualche contraccolpo al contagio.

Il timore è questo: se nei primi mesi del 2021 vi saranno molti contagi, non sarà semplice dare il via a una campagna di vaccinazione anti-Covid di massa. Secondo il professor Massimo Andreoni, primario Malattie infettive  Policlinico Tor Vergata Roma, “abbiamo imparato che per contenere l’epidemia non dobbiamo permettere che i casi diventino troppi. Bisognava decidere le misure di contenimento prima, abbiamo atteso troppo e ora è più complicato scendere. Arriveremo a Natale con 5.000-10.000 casi al giorno. Le feste saranno pericolose in termini epidemiologici“.

Sul fatto che ci sia o meno un rischio dopo Natale di ricorrere a nuovi provvedimenti e se si dovrebbe rinunciare a riaprire le scuole, Andreoni spiega che  “é sbagliato darsi un programma, ma è giusto intervenire tempestivamente quando vediamo che il contagio riparte. Anticipando il virus, non inseguendolo”.

Secondo il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, “avremo una discesa del numero dei casi attualmente positivi lenta, perché non abbiamo messo in atto misure severe. Diminuiranno i ricoveri, certo, ma con le riaperture ci sarà un innalzamento dei nuovi contagi che vedremo però solo a fine dicembre. In altri termini: sta scendendo la curva della seconda ondata, ma a gennaio si innescherà la terza partendo da numeri altissimi. Questo causerà una nuova saturazione degli ospedali. E ci sarà la coincidenza con il picco dell’influenza”.

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Se si riuscirà o meno a riaprire le scuole, a detta di Cartabellotta, “dipenderà dal numero di casi attualmente positivi che avremo in quel periodo. Oggi sono 750mila. Se non diminuiscono sensibilmente, fino ad arrivare a 100mila, sarà impossibile anche fare il tracciamento. La parte peggiore del tunnel sarà tra l’inizio di gennaio e la fine di febbraio, perché prima della primavera non sarà materialmente possibile vaccinare un numero consistente di italiani”.

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