Alberto Genovese, quarta ragazza accusa le violenze: “Mi ha detto che era cocaina, invece mi ha stordita”

Emergono nuove testimonianze e testimoni in merito al caso di Alberto Genovese: a farsi avanti è un’altra giovane vittima degli abusi perpetrati dall’imprenditore – la quarta, in questa storia fatta di violenza, sesso e droga.

Alberto-Genovese
Alberto Genovese – foto di archivio

Alberto Genovese è finito in carcere dallo scorso 6 novembre, con l’accusa di aver violentato una 18enne dopo averla stordita con un mix di droghe durante una festa nella sua casa milanese, a Terrazza Sentimento. Già qualche giorno fa, a farsi avanti erano state altre due giovani vittime dell’imprenditore 43enne, ospiti anche loro delle sue “consuete” feste, e anche loro, al pari della prima a denunciare, drogate e violentate dall’uomo. Nelle scorse ore è emersa, però, una nuova testimonianza, la quarta, in questa drammatica vicenda.

“Mi ha detto che era cocaina, invece mi ha stordita”

L’ultima ragazza a raccontare del modus operandi di Genovese, indagato insieme alla ex fidanzata (che avrebbe partecipato agli stupri), si è fatta avanti nelle scorse ore con gli investigatori della squadra mobile di Milano. “Sono quasi certa che, facendomela passare per cocaina, qualcuno, penso Alberto, mi ha fatto assumere qualche altra sostanza che mi ha stordita. Di quelle ore in cui ero come stordita, ho solo dei flash back”, avrebbe raccontato la vittima agli inquirenti che si stanno occupando del caso.

Le dichiarazioni della presunta quarta vittima troverebbero congruenza con i racconti della seconda ragazza ad aver denunciato gli abusi, avvenuti a Ibiza. “Da quando sono entrata in camera ed ho tirato una striscia di stupefacente di colore rosa che io pensavo fosse GHB  –  la ‘droga dello stupro’, ndr -, non ricordo più nulla. L’unica cosa che ricordo è una sorta di stato allucinogeno”, ricostruiva infatti qualche giorno fa la giovane.

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Nel frattempo, gli uomini della polizia scientifica intanto stanno cercando di recuperare le immagini del sistema di telecamere di sicurezza, a circuito chiuso, installato nell’abitazione dell’imprenditore. Proprio quelle telecamere, infatti, potrebbero aver ripreso sia gli abusi che le cessioni di droga. Mentre già dai dispositivi privati di Genovese, tra cui i suoi due telefoni cellulare, sarebbero emerse centinaia di foto e video che testimonierebbero i momenti d’orrore vissuti dalle sue vittime – condivisi con i suoi amici come fossero dei “trofei”.

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Nessun accordo risarcitorio tra Genovese e le vittime

Sebbene siano circolate delle voci in merito a un presunto ed eventuale accordo di maxi risarcimento tra l’imprenditore 43enne e una delle vittime di violenza, sono già diverse le fonti che hanno smentito il tutto. Secondo quanto dichiarato da Luigi Liguori, il legale della 18enne (la prima a testimoniare l’orrore di “Terrazza Sentimento”), “non ci sono ipotesi di un accordo su un risarcimento perché è impossibile in questo momento, da un punto di vista tecnico”.

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