Governo: scontro sulla data di riapertura delle scuole. Tutti contro tutti

Martedì 5 gennaio, a pochissimi giorni dalla ripresa scolastica, ancora non c’è la data di riapertura delle scuole: è tutti contro tutti.

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Governo: scontro sulla data di riapertura delle scuole. Tutti contro tutti – www.meteoweek.com – Credit: Pixabay

La ripresa scolastica è imminente, ma il governo continua a litigare sulla riapertura degli istituti. Lunedì 4 gennaio, a tre giorni dalla data prefissata, il Consiglio dei ministri (Cdm) ha fatto slittare l’inizio della scuola dal 7 all’11 gennaio 2021. Ma anche questa meta sembra incerta, il prossimo lunedì i cancelli delle strutture scolastiche potrebbero rimanere serrati.

L’unica esponente politica a insistere sul ritorno degli studenti in presenza il prima possibile, infatti, è Lucia Azzolina, ministra dell’Istruzione in quota Movimento 5 stelle. Un lieve appoggio le viene fornito da Italia viva, ma solo per aprire nuove polemiche. Per questo Teresa Bellanova, una delle ministre renziane date in procinto di dimettersi, ha accusato il governo: “Al 4 gennaio non sapere ancora se i ragazzi rientreranno a scuola è davvero inaccettabile”. Il Partito democratico, al contrario, continua a fare pressioni per rimandare il problema.

L’intervista di Azzolina

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Lucia Azzolina, ministra dell’Istruzione. Credit: Lucia Azzolina Facebook

A proposito della riapertura delle scuole la ministra Azzolina ha rilasciato un’intervista a Il Fatto Quotidiano, in cui ha lasciato intendere i soliti disaccordi tra Stato e Regioni. “Posso confermare la volontà del governo di riaprire. Avremmo voluto farlo a dicembre, ma abbiamo rimandato su richiesta delle Regioni”, ha detto la ministra. E ha aggiunto: “Poi avremmo voluto tornare al 75 per cento e invece abbiamo accolto il suggerimento del 50 per cento. Abbiamo collaborato: ora è arrivato il tempo di tonare in classe. La scuola è un servizio pubblico essenziale, non si può continuare a sacrificare i ragazzi né pensare che la didattica a distanza possa sostituire quella in presenza”.

Il cambio di data del Cdm

Per quanto riguarda il repentino cambiamento di data per la riapertura, ha criticato: “È il solito balletto delle date: ogni volta che sta per arrivare la scadenza stabilita, c’è qualcuno che lancia la palla più lontano, senza ragionevoli motivazioni. E non mi si dica di guardare quello che ruota attorno alla scuola. Con le scuole chiuse gli studenti non stanno a casa h24: tanto vale che stiano a scuola, un luogo protetto e con regole da rispettare”, ha dichiarato Azzolina.

“La scuola ha fatto la sua parte”

Gli istituti non dovrebbero essere di nuovo chiusi nemmeno se aumentassero i contagi, secondo la ministra. “È chiaro però che se in questo momento sale la curva dei contagi non può essere colpa delle scuole superiori, visto che sono chiuse da due mesi”, ha annunciato. E ha anche aggiunto in seguito: “Possiamo dire che la scuola ha fatto la sua parte. Se dovessero servire nuove misure di contenimento, ora bisognerebbe cercarle in altri settori“.

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Cosa vuole il Partito democratico?

Di ben altro avviso sembra essere il Partito democratico. Lo ha fatto capire il ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, Dario Franceschini, che durante lo stesso Cdm avrebbe proposto di tenere chiuse le scuole fino al 15 gennaio. Una data troppo lontana rispetto a quella prefissata, secondo gli esponenti del M5s. Da lì il punto d’incontro dell’11 gennaio, sempre suscettibile di cambiamenti nel caso in cui i contagi di coronavirus dovessero salire.

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Le pressioni del Pd per rimandare la riapertura della scuola potrebbe dipendere dal fatto che la ministra dem dei Trasporti, Paola De Micheli, non sembra aver cercato soluzioni all’affollamento dei mezzi di trasporto pubblici. Anzi, ha proprio dichiarato di aver approntato un modello organizzativo “scollegato” dalla dimensione sanitaria, perché è “impossibile sapere come il virus si diffonde su pullman e bus”. Dopo mesi di discussioni sulle responsabilità da attribuire alla ministra De Micheli, il problema tornerà al punto di partenza con il rientro a scuola degli studenti. Per questo, stando alle indiscrezioni di Adnkronos, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede – in quota M5s – sarebbe scoppiato in una polemica che spaccherà ulteriormente la maggioranza di governo. 

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