Vaccino Covid: mercato nero di dosi recuperate da scarti di siringhe usate

I carabinieri del Nas stanno controllando gli scarti delle dosi del vaccino anti-Covid. Il sospetto è che le fiale vengano rivendute in modo illegale.

vaccino covid

I militari del Nucleo Antisofisticazione e Sanità dell’Arma hanno chiesto a medici e dirigenti degli ospedali romani di controllare gli scarti delle dosi del vaccino anti-Covid. Questi devono accertarsi che le quantità annotate nei registri delle somministrazioni corrispondono a quanto prelevato dalle boccette Pfizer. Il controllo è dovuto al sospetto che qualcuno possa rivendere il siero anti-Covid attraverso canali illegali. Manovre sottobanco, che oltraggerebbero l’intera categoria dei camici bianchi. I medici e infermieri del Lazio stanno facendo uno sforzo che non ha pari in tutta Italia, poichè effettuano iniezioni al ritmo più spedito di tutte le altre regioni. «I Nas fanno bene a indagare – dice il presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi – chi fa giochetti nascosti con le fiale del vaccino Covid danneggia tutti, perché ogni goccia che non va ai pazienti in lista è una goccia sprecata».

I controlli dei Nas sono partiti in seguito a delle segnalazioni di alcuni dottori. I militari hanno già ispezionato alcuni ospedali convertiti dal “vaccine-day” del 27 dicembre in centri per la profilassi. I responsabili delle strutture hanno dovuto fornire i registri con i nomi delle persone sottoposte alla vaccinazione e, in parallelo, sono stati controllati gli scarti. A caccia di discrepanze, appunto, tra le quantità formalmente inoculate e quelle presenti o non presenti nei flaconi. L’obiettivo è verificare se le segnalazioni arrivate siano fondate. Col sospetto che esista un traffico sotterraneo, che raccoglierebbe tutti i residui delle varie fiale somministrate per metterle sul mercato nero.

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Cybercrime sul vaccino anti-Covid: il monitoraggio dei Nas

Il monitoraggio sta avvenendo a livello nazionale, non solo a Roma. La procedura dell’Aifa per somministrare il vaccino Pfizer-BioNTech prevede l’uso di una siringa da 3 millilitri, con cui si preleva il liquido di diluizione, che si inietta poi nel flacone multidose. A quel punto ogni persona dovrebbe ricevere 0,3 millilitri di vaccino. Ma qualche goccia nel fondo può rimanere. I residui che messi insieme possono creare una dose.

Del resto nel dark web c’è chi è stato disposto a spendere tra i 300 e i mille euro per una singola dose. Quasi sicuramente farlocca. La stessa Agenzia del Farmaco, nelle “faq” sul nuovo vaccino, sconsiglia qualunque operazione online, anche perché il prodotto potrebbe essere «oltre che inefficace, pericoloso per la salute». E il Ministero della Sanità il 19 dicembre è intervenuto per condannare «la presenza di offerte sul web di farmaci non autorizzati o di dubbia provenienza», invitando «ad attenersi solo alle indicazioni fornite dagli organi ufficiali».

Il Ministero, infatti, sta tenendo sotto osservazione il cybercrime farmaceutico sin dall’ inizio della pandemia, proprio attraverso gli esperti del Nas. Pochi giorni prima di Natale (e del vaccine-day), i carabinieri della sezione Analisi del Reparto operativo hanno oscurato due siti che smerciavano presunti vaccini anti-Covid e sieri contro l’influenza, vendibili, questi ultimi, solo su ricetta del medico.

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Entrambi gli indirizzi erano agganciati a server stranieri, con riferimenti a gestori schermati. Di fatto, non individuabili. In uno dei due portali i carabinieri hanno scoperto addirittura una tendina con una sezione «Sars-Cov-2». Qui erano reclamizzati 3 presunti vaccini contro il coronavirus, ordinabili anche dall’Italia. Ora non più. L’altro sito prometteva l’immunità contro l’influenza. Tra l’altro, in un momento in cui il vaccino contro il virus stagionale era faticosamente reperibile in tante regioni, per problemi di produzione delle case farmaceutiche. Due operazioni, gli oscuramenti realizzati dai Nas, che confermano ancora una volta l’esistenza di truffe e speculazioni sulle paure che vorticano attorno al Covid.

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