Coronavirus, ecco tutta la verità sulla vitamina D

Coronavirus, ecco tutta la verità sulla vitamina D. Da inizio emergenza boom vendite integratore, ma gli esperti:”Sono solo ipotesi”

Vitamina D-Meteoweek.com

 

Da quando è iniziata l’emergenza Covid, c’è stato un boom di vendite di vitamina D. Questo perché alcuni studi hanno sostenuto che chi ne è carente sia maggiormente esposto al rischio di contrarre il Coronavirus, in particolare forme gravi. Tuttavia, non ci sono ancora prove univoche a livello scientifico. Gli studi eseguiti su questa teoria non hanno ancora portato a risultati chiari. “La vitamina D non è affatto un’unica entità. Tra le 5 differenti tipologie, quelle più importanti per la nostra salute sono l’ergocalciferolo, che viene assunto con il cibo, e il colecalciferolo, che viene sintetizzato dall’organismo. A dispetto del nome, la vitamina D è un vero e proprio ormone. Una delle principali sue funzioni è di fissare il calcio all’interno delle ossa. Senza di essa, il prezioso minerale non può accumularsi e la calcificazione delle ossa viene meno. Una sua carenza dunque espone maggiormente al rischio osteoporosi e fratture”. 

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A differenza di molte altre vitamine, la cui assunzione avviene per mezzo dell’alimentazione, la maggior parte della vitamina D necessaria viene prodotta dal corpo stesso a partire da un precursore”, secondo quanto riportato da  Repubblica. “Per trasformarlo in vitamina D occorre però la luce del sole. Solo attraverso l’esposizione della pelle ai raggi solari,  in particolare gli UVB,  avviene la trasformazione di un precursore simile al colesterolo in vitamina D. Ecco perché basta stare alla luce del sole in media 15-20 minuti con la pelle scoperta di viso, braccia e gambe, per almeno tre volte alla settimana per “assumerne” la quantità minima. La restante quota di vitamina D necessaria è possibile assumerla anche attraverso la dieta: oltre agli alimenti ‘arricchiti a livello industriale’, i cibi in cui se ne trova di più sono i pesci grassi come salmone, sgombro e aringa,  tuorlo dell’uovo e fegato”. 

Come può la vitamina D contrastare il Covid-19?

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Ci sono almeno due motivazioni per cui la vitamina D può contribuire a combattere il Covid:”da un lato sempre più numerosi studi indicano che la vitamina D sia una componente importante nel guidare la risposta immunitaria, dall’altro un’ampia metanalisi pubblicata sul British Medical Journal nel 2017 ha dimostrato che in persone con carenza cronica di vitamina D, una supplementazione portava ad una riduzione significativa nel rischio di contrarre infezioni respiratorie. Ecco perché, partendo da queste considerazioni, gli scienziati hanno cominciato ad indagare il possibile legame tra carenza di vitamina e rischio Covid-19.

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Recentemente, uno studio pubblicato sulla rivista JAMA ha mostrato che su 27 mila persone con adeguati livelli di vitamina D, solo l’8% era risultata positiva al virus, contro il 12,5% (ottenuto su 39 mila individui) in persone con carenza di vitamina D. Un risultato importante, ma potenzialmente influenzato, secondo gli autori, dal fatto che non si è valutata la reale concentrazione della vitamina al momento dell’infezione. Ecco perché, nonostante il risultato, risulta difficile stabilire il legame causa-effetto. Risultati analoghi, ottenuti su un campione molto ridotto, sono stati pubblicati in un altro studio su Plos One, ma sempre con grandi limiti. Ecco perché, alla luce di queste e altre indagini, stabilire che modificare i livelli di vitamina D sia utile nel contrasto a Covid-19 non trova un parere univoco. Al boom di vendite di supplementi, non è affatto associata una prova concreta di significativa efficacia“.

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