Crisi di governo, siamo all’atto finale? Ecco cosa potrebbe succedere

Dopo settimane di minacce e bluff Matteo Renzi e Giuseppe Conte potrebbero essere arrivati a un accordo per superare la crisi di governo.

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Giuseppe Conte, presidente del Consiglio. Credit: Giuseppe Conte Facebook

È l’atto finale di un litigio iniziato ufficialmente a novembre 2020. Il botta e risposta intriso di bluff e minacce che ha visto protagonisti il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il leader di Italia viva, Matteo Renzi, sembra essere arrivato a un punto. E lo avrebbe fatto grazie all’intervento del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che avrebbe contattato direttamente l’ex sindaco di Firenze per scongiurare la crisi e garantire la tenuta del Conte bis. Almeno questo è quanto ha fatto intendere Renzi ai microfoni di Rtl, a cui ha confermato la telefonata con il presidente della Repubblica, aggiungendo: approviamo questo benedetto Recovery. Parole che fanno pensare a una tregua con il premier. Almeno fino all’approvazione del Piano Italia sui fondi europei. Poi potrebbero verificarsi altri scenari.

Le ipotesi alternative al Conte bis

Cosa potrebbe succedere dopo l’approvazione del Recovery Fund? L’ipotesi più accreditata al momento è la nascita di un nuovo governo, sempre con la guida di Conte. Un Conte ter. Una volta passato il provvedimento sui fondi europei, infatti, si aprirà una crisi di governo controllata. Il premier sarà costretto a dimettersi, almeno per un pro-forma, e aspettare la decisione di Mattarella: accettare le dimissioni dell’avvocato, oppure rimandare la scelta in Parlamento. Nell’attesa della “sentenza” del presidente della Repubblica, Conte dovrebbe verificare la maggioranza con un nuovo programma. Se tutto andasse liscio, Mattarella dovrebbe accettare le sue dimissioni e innescare la breve crisi che darebbe infine vita al Conte ter. Il nuovo governo dovrebbe poi passare per il voto di fiducia in Parlamento, passaggio semplice e rapido sempre che il presidente del Consiglio verifichi bene la tenuta del nuovo esecutivo. Il tutto, senza considerare cambi di programma dell’ultimo momento, tradimenti o ripensamenti.

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Cosa accadrebbe con un Conte ter

Se dovesse rivelarsi verosimile l’ipotesi che sta circolando nelle ultime ore, Conte dovrebbe rifare il programma, cedere la delega sui Servizi segreti e cambiare la sua squadra di governo. Non uscirebbe certo vincitore dal caos creato da Renzi, ma neppure sconfitto, dal momento che resterebbe presidente del Consiglio. Un risultato simile lo raggiungerebbe il senatore di Rignano: non verrebbe accontentato sul cambio di leader a Palazzo Chigi, ma il Recovery Fund verrebbe riscritto su sanità e infrastrutture, spostando più risorse sugli investimenti.

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E se qualcosa andasse storto?

Finché Conte non si insedia per la terza volta a Palazzo Chigi, non c’è nulla di certo. Quindi è bene prendere in considerazione la possibilità che, una volta aperta, la crisi non si chiuda in poche ore come previsto. Anche in quel caso il centrosinistra si vedrebbe bene dall’andare al voto anticipato, ma inizierebbe a valutare l’ipotesi di un governo diverso. Da una parte il miraggio di un esecutivo di unità nazionale, sotto la guida di Mario Draghi. Dall’altra un’opzione più verosimile, che potrebbe essere rappresentata da Marta Cartabia, presidente emerita della Corte Costituzionale.

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Matteo Renzi, leader di Italia viva. Credit: Matteo Renzi Facebook
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