Covid, 28enne cinese lascia Venezia e torna in patria: «Qui la pandemia è scomparsa»

La storia della 28enne Linda Xu, cinese ma innamorata dell’Italia. Con la pandemia di Covid è tornata in Cina: sogna di avere un ristorante italiano a Shanghai. Prima del lockdown stava per aprire un locale cinese a Mestre

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La 28enne cinese-veneziana Linda Xu

Dall’idea di aprire un ristorante cinese a Venezia, a quella di aprire un locale italiano a Shanghai. E’ la storia di Linda Xu, 28 anni, nata a Changzhou e arrivata in Italia a 17 anni per uno scambio culturale. A riportarla Il Gazzettino, che racconta dell’arrivo nel Belpaese di Linda (al secolo Nu Xu) per frequentare l’ultimo anno all’istituto alberghiero «Andrea Barbarigo» di Venezia. Poi l’amore per la città e la decisione di trasferirsi definitivamente in Italia. Quindi la laurea all’università per stranieri di Siena e il matrimonio con Emanuele, siciliano d’origine, conosciuto tra i banchi universitari.

Il ritorno in patria

Fino al lockdown di marzo 2020, Linda lavorava come guida e interprete alla Mostra del Cinema e collaborava con la Biennale. Ma con l’esplosione della pandemia ha deciso di far ritorno in Cina, come molti suoi connazionali. «I miei genitori erano preoccupati, specie quando in Italia è scoppiata la seconda ondata. In Cina ora è tutto aperto: ristoranti, bar, discoteche, non è nemmeno obbligatorio portare la mascherina», ha raccontato al quotidiano veneto.

«Mi sento anche un po’ italiana – continua -. Sono stata accolta bene, il lavoro mi ha dato soddisfazioni e conto di tornarci appena tutto questo finirà, ho ancora lì la mia casa. Le cose andavano bene e con mio marito volevamo aprire un ristorante cinese a Mestre». E avevano già trovato la sede, vicino al museo M9. «Poi il lockdown ha fermato tutto – dice -. Non è stato facile tornare in Cina: io, con passaporto cinese, ce l’ho fatta; mentre mio marito attende ancora il visto dall’ambasciata».

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Lo skyline di Shanghai

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La situazione Covid cinese

Linda racconta al quotidiano veneto che la Cina è ritornata a vivere dopo il lockdown. Grazie soprattutto al rispetto ferreo delle regole. Se in Cina una persona viene a contatto con un positivo deve rimanere in casa, tanto che «ti sbarrano la porta di casa e ti portano la spesa», dice. Per l’isolamento degli asintomatici, invece, «sono state costruite queste grandi strutture alle periferie delle città dove rimani chiuso in una stanza molto gradevole, ti lasciano il cibo fuori dalla porta e tutti i giorni vengono a fare le pulizie. Anch’io al rientro dall’Italia ho trascorso la quarantena in uno di questi luoghi».

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E conclude: «Hanno riscontrato cento positivi nella città più fredda a Nord-Est della Cina, dove ora ci sono meno venti gradi. Hanno subito chiuso la città e fatto tamponi ai dieci milioni di residenti». Adesso, a Shanghai, Linda lavora in un ristorante italiano, ma con l’arrivo del marito punta ad aprirne uno di sua proprietà. Ma il sogno è di ritornare a Venezia e riprendersi la propria vita.

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