Furbetti del reddito di cittadinanza: altre 15 denunce a Vicenza

La Guardia di Finanza scopre a Vicenza i furbetti del reddito di cittadinanza, 15 denunce. 

reddito di cittadinanza

Sono quindici le denunce per illeciti contro il reddito e la pensione di cittadinanza. La Guardia di Finanza blocca l’elargizione e provvede a recuperare i contributi illecitamente percepiti da 13 soggetti. La cifra della frode ammonta a circa 123mila euro. I finanzieri del comando provinciale di Vicenza hanno infatti individuato 12 casi di illecita percezione del reddito di cittadinanza ed 1 di illecita percezione di pensione di cittadinanza. La Gdf ha riscontrato gli illeciti nell’approfondimento di 15 distinte posizioni previamente selezionate nell’ambito dell’attività di polizia economico finanziaria. Di conseguenza, ha proposto all’I.N.P.S. il blocco delle distinte posizioni controllate ed il recupero delle somme erogate per un totale pari a 122.400 euro.

Furbetti del reddito di cittadinanza: i diversi casi

I contesti di investigazione sono stati piuttosto diversi. In un primo caso, il soggetto percepiva il reddito di cittadinanza pur essendo stata Legale Rappresentante e Presidente del Consiglio di Amministrazione di una Società Cooperativa nel comparto della logistica. Dall’esame dei movimenti bancari emerge che la beneficiaria, almeno da gennaio 2018, avesse avuto la sicura disponibilità di denaro contante per oltre 220 Mila euro. A carico della stessa, che oltre ad aver dichiarato il falso sulla propria situazione reddituale aveva anche omesso di dichiarare la stabile convivenza con il compagno. Questo era peraltro cointestatario del contratto d’affitto. Subito è scattato il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di 10.434 euro, pari al contributo illecitamente percepito per le annualità 2019/2020.

In un secondo caso, è emerso che il soggetto percettore aveva prontamente rescisso, dopo soli due giorni dalla data di registrazione, il contratto di locazione dell’immobile inserito nella domanda di richiesta del beneficio del “reddito di cittadinanza”. Così ha conseguito indebitamente per le annualità 2019/2020 una somma pari a 20.647 euro. Relativamente ad un ulteriore controllo è stato constatato che il soggetto percettore aveva ottenuto il beneficio per l’anno 2019 pur essendo titolare di quote di proprietà non dichiarate nella domanda di contributo su ben 26 immobili, di cui 7 fabbricati e 19 terreni, così conseguendo indebite erogazioni per 7.500 euro.

Proprietà dimenticate e cifre omesse

Un altro caso, al momento della presentazione delle dichiarazioni Sostitutive Uniche per il calcolo dell’ISEE all’INPS, ha omesso la comunicazione del possesso di un motoveicolo con cilindrata superiore a 250 cc. Il veicolo era stato immatricolato nei due anni antecedenti la richiesta, conseguendo la somma indebita di contributo per 14.752 euro. Un altro ha attestato la falsa esistenza di un contratto d’affitto –  in realtà estintosi mesi prima per morosità – ma avrebbe anche omesso di comunicare l’immatricolazione di un autoveicolo di cilindrata superiore a 1600 cc. In questo modo percepiva un contributo pari ad € 20.650.

I finanzieri, in un altro caso, hanno attestato una situazione anagrafica differente da quella effettiva. La richiedente aveva omesso di indicare nel nucleo familiare convivente i due nonni, entrambi percettori di reddito di pensione. Lei inoltre percepiva i redditi a titolo di trattamento di fine rapporto, così percependo erogazioni indebite per 7.260 euro. Dall’esame di un’altra posizione, i finanzieri hanno rilevato l’omissione di dati. Il soggetto non aveva comunicato all’I.N.P.S. dati afferenti la propria variazione occupazionale. Questa era diventata titolare – pochi giorni prima peraltro della presentazione della domanda di “reddito di cittadinanza” – di una ditta individuale operante nel settore della vendita ambulante di piante e fiori, così beneficiando indebitamente di 1.399 euro.

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Attività e somme indebitamente percepite

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Un altro beneficiario è risultato aver costruito una società esercente attività di bar, subito dopo la domanda di erogazione del “rdc”. Questi inoltre, si assumeva il ruolo di legale rappresentante percependo indebitamente 5.250 euro. In un altro caso, le Fiamme Gialle hanno avanzato all’I.N.P.S. la richiesta di revoca di contributo e di recupero della somma indebitamente percepita per 8000 euro. La somma era a carico del beneficiario che aveva omesso di dichiarare il possesso di un patrimonio immobiliare diverso dalla prima casa. L’immobile valeva oltre 52 mila euro, eccedente quindi la soglia di 30 mila euro prevista dalla Legge.

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