Matteo Salvini non va al processo: ma per il giudice non c’era nessun reale impedimento

Nessun legittimo impedimento. Secondo il Giudice, Matteo Salvini non avrebbe avuto nessuna reale motivazione per non recarsi al processo a Torino.

Una crisi di governo in atto sarebbe stata forse una buona ragione per non andare al processo. Ma Matteo Salvini ha fatto male i conti, ripetendo una storia che non è nuova. Facciamo un passo indietro. Ieri Matteo Salvini avrebbe dovuto presentarsi in tribunale a Torino per rispondere all’accusa di vilipendio dell’ordine giudiziario. Accusa che risale al 2016, quando il leader della Lega, durante un congresso regionale del partito a Collegno, nel Torinese, si era lasciato sfuggire una frase decisamente fuori luogo.  “Difenderò qualunque leghista indagato da quella schifezza che si chiama magistratura italiana, che è un cancro da estirpare”, aveva detto Salvini. Una frase che non è passata inosservata e che, giustamente, è stata ritenuta offensiva. Poi, Salvini aveva sfumato l’insulto, provando a fare marcia indietro: “Ci sono tanti giudici che fanno benissimo il loro lavoro. Penso a chi è in prima linea contro mafia, camorra e ‘ndrangheta. Purtroppo è anche vero che ci sono giudici che lavorano molto di meno, che fanno politica, che indagano a senso unico e che rilasciano in 24 ore pericolosi delinquenti. Finché la magistratura italiana non farà pulizia e chiarezza al suo interno, l’Italia non sarà mai un paese normale”.

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Ma, ieri, c’era il voto alla Camera nel bel mezzo di una pandemia e di una crisi di governo. E, per queste ragioni, il leader della Lega ha avanzato, attraverso la sua legale, la richiesta di legittimo impedimento visti gli impegni in Parlamento, impegnato, com’è prevedibile, specie in questi giorni a gestire il terremoto politico. Ma il giudice ha fatto notare che ieri c’era il voto alla camera, mentre Matteo Salvini è senatore. E il Senato si riunisce questa mattina, non ieri. “Non risulta che oggi si svolgano attività in Senato“, ha riferito il giudice Roberto Ruscello, che ha disposto la prosecuzione dell’udienza. Il processo non si è fermato ed è andato avanti con la testimonianza di Alessandro Canelli, sindaco di Novara.

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Salvini, un dito di troppo contro di lui 

Tuttavia, sembra proprio che Salvini fosse impegnato davvero. Il segretario della Lega sarebbe stato impegnato ai tavoli per le comunicazioni del Premier Conte. E in effetti, stavolta la decisione del Giudice sembra puntare forse inutilmente il dito su Salvini, portando avanti una causa fatta di contraccolpi talvolta giusti talvolta meno. La difesa, dopo aver ribadito che Salvini intendeva essere presente al processo e farsi interrogare, ha effettivamente osservato che il segretario della Lega era impegnato ai “tavoli” in cui vengono esaminati gli sviluppi della situazione politica, in particolare in merito alle comunicazioni del premier Conte. Per l’avvocata Eccher, quanto fatto dal Giudice non ha giustificazione: si tratta di “un’ordinanza che priva una persona dei suoi diritti civili. Non riconoscere al senatore Salvini il legittimo impedimento in questo momento di crisi di governo è un fatto abbastanza grave”. E non ha, forse, tutti i torti.

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