Il premier Conte si dimette per farsi assegnare il suo terzo incarico, ma le carte in tavola non cambiano: serve una maggioranza assoluta.
La “crisi pilotata” procede come previsto. Almeno fino a questo momento. Questa mattina il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha rassegnato le sue dimissioni recandosi al Colle, e affidando al presidente della Repubblica Sergio Mattarella la decisione sul destino del governo giallorosso. Il capo del Quirinale, tuttavia, si è riservato del tempo per decidere e “ha invitato l’esecutivo a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti”. Anche perché non è da dimenticare il dettaglio che questa crisi di governo è stata innescata da Matteo Renzi, leader di Italia viva, nel bel mezzo di una pandemia globale. Ed è proprio a proposito dei rapporti che intercorrono tra il premier e il senatore di Rignano che Mattarella nutre i suoi maggiori dubbi.
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I dubbi di Mattarella
Stando alle indiscrezioni tirate fuori dal Corriere della Sera, infatti, il presidente della Repubblica avrebbe non pochi interrogativi sull’agibilità parlamentare di una maggioranza senza futuro. Perché, se Conte non è riuscito a trovare il famoso gruppo di “responsabili” che lo appoggiassero in Senato e non vuole nemmeno riaprire ai parlamentari renziani, non è chiaro dove vorrebbe trovare i numeri per tornare a rappresentare un esecutivo funzionante. Tanto che il paradossale rientro di Renzi e i suoi nella squadra di governo sembra l’ipotesi più accreditata per evitare di andare alle urne o di sostituire il premier con un’altra figura meno in conflitto con gli esponenti della maggioranza. Prima di accettare un Conte ter – con la maggioranza tale e quale a quella del Conte bis – tuttavia Mattarella dovrà avere la certezza che Conte e Renzi abbiano superato l’incomunicabilità, i veti e le rivalità personali tra di loro.
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E il nuovo gruppo parlamentare di Conte?
Alla fine sembra che Renzi stia per ottenere quello che voleva, grazie all’impossibilità di Conte di raggiungere una maggioranza assoluta in Senato. L’allargamento nei confronti di esponenti politici di Forza Italia o ex cinquestelle fuoriusciti per divergenze varie è troppo rischioso per chi, come Conte, ha la ferrea intenzione di restare presidente del Consiglio. Ma che fine ha fatto il nuovo gruppo parlamentare, nato con l’obiettivo specifico di “creare uno spazio politico di centro che ha come riferimento Giuseppe Conte”? Esiste, si chiama Maie-Italia 2023, ma non ha raggiunto il numero necessario di iscritti per essere utile nella rincorsa del premier verso il Conte ter. Anche a causa delle indagini preliminari per l’inchiesta sulla ‘ndrangheta avviate a Catanzaro, che coinvolgono l’Udc.