Giustizia, l’Ue: l’Italia velocizzi l’esecuzione delle sentenze di Strasburgo

Giustizia, per il Consiglio d’Europa l’Italia deve velocizzare l’esecuzione delle sentenze della Corte dei diritti umani. Il nostro è tra i 10 paesi con più casi irrisolti

Giustizia, l'Ue: l'Italia velocizzi l'esecuzione delle sentenze di Strasburgo

L’Italia deve agire più velocemente per risolvere i problemi strutturali che causano le violazioni per cui è stata condannata dalla Corte di Strasburgo. Lo chiede l’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, nel suo ultimo rapporto sull’implementazione delle sentenze della Corte europea dei diritti umani, approvato a larghissima maggioranza. In esso si evidenzia infatti che “Russia, Turchia, Ucraina, Romania, Ungheria, Italia, Grecia, Moldova, Azerbaijan e Bulgaria sono i Paesi con il più alto numero di sentenze della Corte non ancora implementate”. Molte di queste riguardano “seri problemi strutturali o problemi complessi” e che attendono una soluzione da più di cinque anni, e alcuni anche da dieci.

L’assemblea “condanna i ritardi nell’implementazione delle sentenze della Corte”. Poi ricorda che “gli Stati hanno l’obbligo di eseguire quanto stabilito dalla Corte e non possono evitare di farlo adducendo problemi tecnici o altri ostacoli dovuti a una mancanza di volontà politica, di risorse, o emendamenti legislativi”. Nel rapporto e nel dibattito, in cui non è intervenuto alcun parlamentare italiano, l’assemblea esprime preoccupazione soprattutto riguardo alle posizioni di Russia e Turchia. Non solo perché sono i Paesi con il maggior numero di casi legati a problemi strutturali, anche gravi, che attendono una soluzione da lungo tempo, ma anche perché questi due paesi stanno “resistendo” all’esecuzione delle sentenze della Corte.

Sentenze, ritardi e sanzioni

Per quanto riguarda l’Italia, i problemi da risolvere individuati dall’assemblea concernono quattro questioni. Tra queste spicca quella dell’eccessiva durata dei processi civili, amministrativi, penali e per bancarotta. Per questo problema la prima condanna della Corte di Strasburgo risale al 1997 e l’ultima al 2012, anche se l’assemblea nota che ci sono stati “progressi significativi”. Nel 2016 le autorità europee hanno poi aperto un altro fascicolo sui vari ostacoli che i cittadini incontrano nell’ottenere un risarcimento dallo Stato in base alla legge Pinto.

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Resta in attesa di una soluzione definitiva, “nonostante gli sforzi già fatti dalle autorità”, anche il problema dell’abolizione retroattiva dell’aggiustamento annuale dell’indennità integrativa speciale. Vale a dire il risarcimento per le vittime di contaminazioni da sangue infetto, per cui l’Italia è stata condannata nel 2013. C’è infine il caso dell’espulsione collettiva di migranti verso la Grecia evidenziato dalla condanna della Corte pronunciata nel 2014.

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Nel rapporto l’assemblea chiede anche all’Italia di procedere alla ratifica del protocollo 15 alla convenzione europea dei diritti umani. Ossia un trattato che introduce cambiamenti che migliorano il funzionamento della Corte di Strasburgo. Il nostro Paese è l’unico che non ha ancora ratificato il testo, bloccandone quindi l’entrata in vigore.

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