Il Covid svela una drammatica realtà: l’Italia non è pronta alle emergenze

I numeri parlano chiaro: per infrastrutture e disponibilità economica l’Italia non è preparata a reggere l’onda d’urto delle emergenze.

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Il Covid svela una drammatica realtà: l’Italia non è pronta alle emergenze – www.meteoweek.com – Credit: Pixabay

È sempre più evidente. L’Italia non era pronta a reggere l’onda d’urto dell’emergenza Covid e lo sta dimostrando. L’assenza di un piano pandemico aggiornato è l’emblema della situazione che oggi si ritrova ad affrontare il nostro Paese. Uno Stato impreparato di fronte alla tragedia che da marzo 2020 ha causato il decesso di oltre 80 mila persone. Mancavano le infrastrutture, a partire da quelle per la Sanità, ma soprattutto la disponibilità economica per fornire gli aiuti ai cittadini.

Il problema delle infrastrutture in Italia

I tagli sulle terapie intensive

Il difficile superamento dell’emergenza Covid è direttamente collegabile con i tagli fatti alla Sanità nel corso degli ultimi dieci anni, pari a circa 37 miliardi. Una simile mancanza di investimenti in un ambito fondamentale come quello della Sanità pubblica in Italia hanno causato diversi problemi, rimasti latenti fino allo scoppio della pandemia di coronavirus nel nostro Paese e nel resto del mondo. Stando a quanto riporta l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), prima dell’arrivo del Covid la penisola italiana aveva dimezzato i posti letto per i casi acuti e la terapia intensiva, riducendoli da 575 ogni 100 mila abitanti a 275. Un taglio del 51 per cento, realizzato tra il 1997 e il 2015, che ha privato gli ospedali di 300 posti in terapia intensiva. Complessivamente in Italia – prima degli incrementi fatti proprio in fase di emergenza – esistevano solo 5.090 posti letto di terapia intensiva, 1.129 posti letto di terapia intensiva neonatale, e 2.601 posti letto per unità coronarica.

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Il personale sanitario e posti letto

Lo stesso percorso lo ha subìto il personale sanitario attivo negli ospedali. Dal 2009 al 2017, la Sanità pubblica ha perso oltre 46 mila unità di personale dipendente. Tra questi c’erano più 8 mila medici e oltre 13 mila infermieri. In più, negli ultimi dieci anni gli ospedali nazionali hanno perso circa 70 mila posti letto dedicati ai pazienti da accogliere tra le corsie. Secondo l’ultimo annuario statistico del ministero della Salute disponibile, nel 2017, il servizio sanitario nazionale disponeva di circa 191 mila posti letto per degenza ordinaria. Vale a dire solo 3,6 posti letto ogni mille abitanti. L’insieme di queste mancanze spiega la facilità con cui le nostre strutture ospedaliere vanno in tilt e il timore che l’intera rete della Sanità pubblica si blocchi se troppe persone tutte insieme si recano nei pronto soccorso e si fanno ricoverare causa Covid. Il rischio è che medici e dottori non si possano dedicare agli altri malati, in molti casi anche più gravi.

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Il problema della disponibilità economica in Italia

Un altro problema con cui dovrà fare i conti l’Italia è la disponibilità economica insufficiente. Il coronavirus – soprattutto con la sua prima ondata – ha bloccato l’intero Paese, mettendo in ginocchio milioni di italiani. L’unica soluzione per sopperire al problema era stanziare i fondi necessari per evitare un impatto catastrofico con la crisi. Fondi di cui, tuttavia, lo Stato non disponeva. Per questo il governo ha varato una serie di provvedimenti da inserire nella Manovra di Bilancio. In altre parole: indennizzi che peseranno sul deficit nei prossimi anni. Al momento, con l’ultimo sì delle Camere al nuovo scostamento di bilancio da 32 miliardi, il debito pubblico sale a quota 165 miliardi. Che ricadranno tutti sulle spalle delle future generazioni. Lo conferma anche uno studio di Carlo Cottarelli e Stefano Olivari, pubblicato su La Repubblica, secondo cui il livello di deficit pubblico raggiunto nel 2020 è simile ai deficit osservati nel corso della prima e della seconda guerra mondiale.

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