Il M5s apre a Renzi ma rischia di spaccarsi. Di Battista: “Io così lascio”

Il mandato esplorativo affidato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Roberto Fico avrebbe lo scopo di verificare la possibilità di una riconciliazione tra il resto della maggioranza (Pd, M5s e LeU) e Italia viva. L’idea è ricompattare la maggioranza precedente attraverso un nuovo patto di legislatura. Ad aprire a questa ipotesi, anche le parole di Vito Crimi, che lasciavano intendere una disponibilità a dialogare ancora con Italia viva. Ma Di Battista non ci sta.

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Il mandato esplorativo affidato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Roberto Fico si apre con il peggiore degli inizi. Lo scopo del mandato sarebbe verificare la possibilità di creare un nuovo esecutivo sostenuto dalla maggioranza precedente. Questo vorrebbe dire che Italia via da un lato, e Pd, M5s e LeU dall’altro dovrebbero giungere a una riconciliazione. Una apertura al dialogo che sembra al momento condivisa dal M5s, comunicata attraverso le parole di Vito Crimi: “È il momento di fare un passo avanti tutti insieme e farlo velocemente. Al presidente della Repubblica abbiamo espresso la nostra disponibilità a un confronto con chi intende dare risposte concrete nell’interesse del Paese, con spirito collaborativo, per un governo politico che parta dalle forze di maggioranza che hanno lavorato in questo ultimo anno e mezzo insieme ma con un patto di legislatura chiaro davanti ai cittadini e che sia affrontato con lealtà”.

A quel punto, però, la ribattuta di Alessandro Di Battista, storico del Movimento 5 stelle, che in un post su Facebook addirittura minaccia di lasciare il Movimento: “Prendo atto che oggi la linea è cambiata. Io non ho cambiato opinione. Tornare a sedersi con Renzi significa commettere un grande errore politico e direi storico. Significa rimettersi nelle mani di un ‘accoltellatore’ professionista che, sentendosi addirittura più potente di prima, aumenterà il numero di coltellate. L’ho sempre pensato e lo penso anche adesso. Se il Movimento dovesse tornare alla linea precedente, io ci sono. Altrimenti arrivederci e grazie”. Poi ribadisce, con un messaggio ai suoi: “Nessun rancore con chi non la pensa come me. Non faccio scissioni o mi metto a creare correnti“. Ma che sia l’inizio di una crisi del Movimento?

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Il sintomo di una frattura

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Alessandro Di Battista ci tiene a rassicurare di non voler dar vita a nessuna scissione, al massimo ad un abbandono solitario. Il problema è che non è l’unico a condividere la linea della chiusura totale a Renzi all’interno del Movimento. E’ vero che la decisione del capo politico Vito Crimi è frutto di una linea elaborata dopo l’assemblea di due giorni fa con i parlamentari e nelle riunioni con i rappresentanti dei gruppi, una linea che ribadirebbe: se vogliamo Giuseppe Conte, che è l’unico nome su cui puntare, bisogna ripartire dalle forze del Conte bis. Ma una frangia del Movimento però inverte i termini del discorso: va bene Conte, ma non a costo di riallacciare i rapporti con un “accoltellatore professionista“. E il problema – per il Movimento – è che la linea di Di Battista è condivisa da altri esponenti. Stando a quanto riportato da Agi, dopo l’uscita di Crimi nelle chat dei parlamentari la tensione interna al Movimento resta alta. Anche l’ex ministra Lezzi non risparmia critiche con la linea adottata, e chiede un voto degli iscritti del Movimento per ricevere un feedback dalla base sulla decisione presa dai vertici. Altri invece si turano il naso e ci stanno, anche se in fondo non totalmente convinti. Poi c’è la preoccupazione per il dopo: “Come si fa a decidere sui ministeri? E sul programma?”. “Anche con Conte, Renzi rimarrebbe un elemento di instabilità, avrebbe vinto lui”, afferma un altro senatore.

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Eppure ora il Movimento deve scegliere: se vogliono Conte, devono accettare anche Renzi. Una decisione che ora suscita il disaccordo di pochi senatori, stando a quanto ribadito da un esponente autorevole del M5s. Eppure la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente, capitolando in una vera e propria frattura qualora Conte dovesse uscire definitivamente di scena. A quel punto il M5s avrebbe ingoiato il rospo per nulla, per difendere un premier che poi deve abbandonare il campo. A quel punto tutti coloro che dichiarano (o semplicemente pensano) che riallacciare i rapporti con Renzi sia un errore politico potrebbero pensare di abbandonare il Movimento a se stesso. Se la manovra non dovesse riuscire, stando a quanto riportato dall’Agi, l’unico piano B previsto dal M5s è un governo del presidente, un governo guidato da un programma ben definito per il bene del Paese. Anche se nel M5s c’è anche chi andrebbe al voto. Insomma, anche questo dovrà cercare di capire il presidente della Camera Roberto Fico, per comprendere se e quanto potrà essere solida una nuova alleanza con Italia viva. E la strada sembra partire già in salita.

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