Assembramenti in tutta Italia: tra la ricerca di normalità e la polemica Cts-sindaci

In quasi tutta Italia aumentano le polemiche per gli assembramenti dovuti al ritorno in fascia gialla. Ed è polemica anche tra sindaci e Cts per il mancato controllo delle misure anti-Covid a seguito delle riaperture. Anche se Agostino Miozzo del Cts specifica: “Non contesto i sindaci, ho fatto un appello affinché aiutino il sistema per controllare il territorio“.

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Foto da Ansa – MeteoWeek.com

L’Italia è tornata in zona gialla da lunedì 1 febbraio ed è già polemica per gli assembramenti venutisi a creare nelle principali città italiane al passaggio di zona (dall’arancione alla gialla). Scene che hanno scatenato la reazione del Comitato tecnico-scientifico, che ha cercato di specificare: “Area gialla non significa normalità”. Il commento ha suscitato – di riflesso – la reazione dei sindaci, pronti a difendere la loro posizione e a ribadire: è impossibile intervenire con sanzioni o imporre chiusure se ai cittadini è lasciata la libertà di spostarsi. A difendere la frangia dei sindaci, il presidente Antonio Decaro, che risponde al monito del coordinatore del Cts Agostino Miozzo: “Basta con il tiro al bersaglio sui sindaci, il Cts pensi a fare la sua parte. Sembra impegnato in un disperato tentativo di allontanare da sé le responsabilità e addossarle sugli obiettivi più facili, quelli che per natura e per senso del proprio dovere sono abituati ad esporsi in prima persona”.

Poi ancora: “Voglio ricordare a Miozzo che noi sindaci non siamo responsabili della sorveglianza di strade e piazze nelle azioni di contrasto alla diffusione del virus. E che, fino a oggi, ci siamo ben guardati dallo scagliarci contro alcune discutibili scelte dello stesso Cts. Abbiamo sempre, al contrario, provato a tenere insieme le nostre comunità, ormai economicamente e psicologicamente stremate, dopo un anno di restrizioni”. Un attacco che ha portato Agostino Miozzo a rispondere e a specificare: “Non ho contestato i sindaci, nelle mie parole non c’è alcuna intenzione di addossare loro responsabilità diverse da quelle che hanno. Ho fatto un appello affinché aiutino il sistema per controllare il territorio utilizzando tutte le risorse disponibili ed evitare gli assembramenti”. Poi Miozzo ricorda come le “immagini che abbiamo visto sono di estrema grande preoccupazione”. Sostengono Miozzo il governatore della Lombardia Attilio Fontana che chiede prudenza ai cittadini, e l’assessore alla Sanità pugliese Pierluigi Lopalco.

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Cosa accade in Italia

Tra polemiche e attacchi – ad ogni modo – prosegue l’opera del Comitato tecnico scientifico, che tra qualche giorno sarà chiamato ad esprimersi sul protocollo messo a punto dalle regioni per la riapertura degli impianti da sci. Stando all’attuale decreto legge, gli impianti dovrebbero riaprire il 15 febbraio: la stessa data dello stop al divieto di spostamento tra le regioni. Ma non è esclusa una decisione in merito, anzi: in queste due settimane saranno i dati epidemiologici a suggerire un’apertura in tal senso o un’eventuale proroga delle misure restrittive. Stesso iter da seguire per il Festival di Sanremo, per il quale il Cts attende il protocollo Rai. Intanto il primo febbraio hanno riaperto al servizio al tavolo circa 293mila bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi. Ovvero tutte le attività di ristorazione ancora presenti nelle nuove zone gialle, quelle attorno alle quali si sono creati i tanto criticati assembramenti. L’analisi dalla quale è stato estrapolato il dato è quella della Coldiretti, che fa riferimento alla nuova mappatura a zone dell’Italia: restano in arancione solo Umbria, Puglia, Sardegna, Sicilia e la Provincia di Bolzano. Questo si traduce con l’81% dei locali ancora aperti, molti dei quali in Lombardia (51mila), nel Lazio (39mila) e in Campania (33mila). Un’ottima notizia per le attività di ristorazione, che nel 2020 hanno subito un calo di fatturato del 48% (ben 41 miliardi di euro). E in questo senso la Coldiretti torna a farsi sentire, assumendo una posizione attualmente contraria al Cts: è necessario riflettere sulla possibilità di aprire i ristoranti anche di sera, le misure di sicurezza ci sono.

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Ecco allora che le diverse forze in campo si strattonano per gestire, ognuna secondo le proprie necessità, questi grigi di cui è fatta l’epidemia Covid: il Cts ribadisce l’esigenza di controllare socialità e assembramenti; la Coldiretti difende i ristoratori dalla pesantissima crisi da cui sono stati colpiti, proponendo l’apertura serale dei locali; i sindaci ribadiscono che non possono imporre regole non previste dal governo; il governo segue le indicazioni del Cts, per quanto possibile, cerca di mediarle con le esigenze delle attività economiche. E il cerchio si chiude. In mezzo, una regola: il divieto di assembramento. E sembra ancora non esser chiaro un punto: finché non qualcuno non si sforzerà a far rispettare questa regola (che siano sindaci o governo), i contagi aumenteranno e i locali chiuderanno, di nuovo.

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