Ricciardi ed il Cts: la soluzione sono i lockdown. Ma la politica che fa?

L’emergenza Covid ha fatto emergere un ennesimo limite della politica: l’incapacità di mediare tra soluzioni tecniche ed esigenze reali.

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Ricciardi ed il Cts: la soluzione sono i lockdown. Ma la politica che fa? – www.meteoweek.com – Credit: Pixabay

Una cosa è chiara: Walter Ricciardi, consigliere del ministro della salute Roberto Speranza, vorrebbe che l’Italia torni in lockdown. E lo sostiene dall’inizio dell’autunno, quando la seconda ondata di coronavirus minacciava di arrivare in Italia. Ma mentre l’esperto proponeva soluzioni radicali, con l’unico scopo di superare la pandemia a livello sanitario, il governo Conte bis ribadiva a più riprese che un nuovo lockdown il nostro Paese non avrebbe potuto permetterselo. Così, dallo scorso ottobre, l’Italia va avanti nella lotta contro il coronavirus con la strategia denominata “stop and go”.

In altre parole, si apre dove il rischio è più basso. Quando il rischio cresce, si ricomincia a chiudere le attività. Un modo di ragionare che ha destabilizzato i lavoratori di tutte le Regioni, nessuna esclusa. La penisola a colori è la sintesi migliore che l’ex presidente del Consiglio è riuscito a trovare mettendo insieme i pareri tecnici e le necessità di ripresa economica del Paese. Tuttavia fa acqua da tutte le parti, e risulta più che chiaro dalle proteste dei proprietari delle attività maggiormente penalizzate.  A meno che – quindi – il premier Mario Draghi non decida di cambiare radicalmente strategia, emerge l’ennesimo limite dell’Italia: l’incapacità di mediare tra soluzioni tecniche ed esigenze reali della popolazione.

Insomma, il tema è questo: se la politica lascia spazio esclusivamente ai tecnici, la soluzione di sicuro arriva, ma è – appunto – tecnica. Ad esempio: con sei mesi di lockdown totale il virus verrebbe probabilmente debellato, ma il Paese sarebbe irreversibilmente morto in termini economici. La politica dovrebbe fare una sintesi tra problemi e soluzioni, e arrivare a concepire una via di mezzo che non provochi centinaia di morti al giorno e – allo stesso tempo – nemmeno la crisi economica più nera.

Le parole di Ricciardi

Il consigliere di Speranza non fa altro che ripetere quanto serva un – nuovo – lockdown in Italia. L’ultima dichiarazione è stata la scorsa domenica, 14 febbraio, quando Ricciardi ha detto: Serve un lockdown totale, lo chiederò a Speranza”. E non era passato molto tempo dall’ultima volta in cui aveva ribadito la sua idea. L’11 febbraio aveva fatto un paragone con il resto dell’Europa, sottolineando che tutti i Paesi erano già ricorsi a “lockdown duri”. Il 5 febbraio aveva definito il calo dei contagi “la quiete prima della tempesta”. Prima ancora, il 24 gennaio, aveva anticipati: “Serve un lockdown rigido a febbraio“. E il 21 gennaio, a proposito della strategia di “stop and go”, aveva lamentato il fatto che le misure non fossero abbastanza rigide per fermare il virus.

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Le critiche sulla modalità dell’Italia a colori non sono emerse solo in quell’occasione. Ricciardi ha avuto modo di sminuirne l’utilità anche il 17 gennaio, quando ha proposto: “Basta colori, serve un lockdown di un mese”, ribadendo il concetto espresso solo un paio di giorni prima: “Io farei quattro settimane di lockdown”. Ma le misure restrittive inefficaci non sarebbero l’unico motivo per cui, secondo Ricciardi, andrebbe fatto il lockdown. Anche le vaccinazioni sarebbero “a rischio”, secondo il consigliere, se fatte in un momento in cui il virus circola liberamente. Poco prima, il 7 gennaio, aveva predetto: Le nuove misure non saranno sufficienti“.

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La sintesi inarrivabile

Le parole in merito del consigliere non si possono contare sulle dita di due mani, e sono iniziate fin dalla fine di ottobre. Il concetto era sempre lo stesso: chiudere per evitare le nuove ondate. Fortunatamente per tutti gli italiani il lockdown generalizzato non c’è stato, ma al tempo stesso la politica si è fatta allarmare dagli avvisi degli esperti e non è riuscita a concepire una strategia più adeguata rispetto alle zone di rischio. Così il Paese ha subìto sia una nuova ondata di morti, sia una crisi economica che potrebbe non avere precedenti. L’unica speranza che resta alla popolazione è che il nuovo governo porti con sé un’inversione di rotta nella gestione della pandemia nella sua fase finale, e forse più importante.

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