L’Italia deve ripartire, ed in fretta: ristori e cassa integrazione potrebbero non bastare più

Mario Draghi dovrà gestire emergenza economica e sanitaria. Basteranno i ristori e la cassa integrazione per sostenere i lavoratori maggiormente colpiti dalla pandemia?

E’ passato un anno dallo scoppio della pandemia. Pandemia i cui contraccolpi economici sono stati gestiti, in sostanza, con due misure: ristori e casse integrazioni. Aiuti che adesso, davanti all’avanzare incontrollato del Coronavirus e alla lentezza del piano vaccinale che potrebbe bloccare la lotta al virus, potrebbero rivelarsi insufficienti. La cassa integrazione è stata una misura che si è rivelata essenziale per proteggere le famiglie e le imprese dallo shock, ma anche dei risvolti negativi, come i tagli salariali e l’obbliga per il lavoratore di non poter fare altro per mantenersi, come un altro lavoro o una via alternativa. Insomma, l’unica possibilità è attendere per difendere il posto di lavoro; posto che, una volta ripreso il lavoro, potrebbe comunque andare perso. Eppure, proprio cassa integrazione, ristori e divieto di licenziamento saranno le tre basi del Governo Draghi che non ha intenzione di agire su un piano diverso ma di proseguire sulla scia delle misure del governo Conte.

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Quanto al divieto di licenziamento – spiega l’economista Andrea Garnero su Repubblica – questo è stato inteso come il modo più efficace di evitare un’ondata di licenziamenti. “Tuttavia, l’Italia è l’unico paese europeo ad avere introdotto un divieto di tale sorta, ma negli altri paesi, non si è osservato un picco di licenziamenti. Il dubbio è che, in presenza di cassa integrazione a costo zero per tutti, il divieto di licenziamento sia stata una misura ridondante ma da cui oggi è politicamente difficilissimo uscire“, spiega l’esperto. Bisognerebbe, al contrario, investire e l’Italia paga il prezzo di mancate politiche attive e l’Europa sembra non essere più sufficiente. Anche se molti non avrebbero dovuto perdere il posto di lavoro, questo è esattamente ciò che è accaduto. E, se non si agisce, potrebbe andare sempre peggio.

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Basterà?

Servono aiuti pubblici; nuovi posti di lavoro per sostituire quelli scomparsi; creare nuove imprese che possano riattivare il circolo economico; semplificazioni normative; sussidio di disoccupazione; contratti collettivi per favorire al massimo la creazione di nuove imprese. Tuttavia, sostiene ancora l’esperto “continuare ad aiutare famiglie e imprese non significa mantenere le stesse identiche politiche introdotte a marzo, in attesa che un giorno, di colpo, la crisi scatenata dal Covid-19 finisca”. Certamente i ristori, il rinnovo della Cassa integrazione e il divieto di licenziamento sono misure che hanno consentito di attutire il colpo e tenere in piedi il tessuto economico. Ma è molto probabile che tutto questo non basti più.

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