Domenico Arcuri, dopo l’addio alle primule sembra essere sempre più solo

Domenico Arcuri, Commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus, è sempre più solo, dopo le polemiche che lo hanno visto protagonista.

Via le primule di Domenico Arcuri, ma lui resta. Mario Draghi non ha optato per nessun cambio di ruolo per l’uomo designato da Giuseppe Conte per guidare l’emergenza pandemica. Anche se Conte non è più a Palazzo Chigi, il suo “uomo” è alla fine rimasto dov’è e non c’è stata nessuna sostituzione con Guido Bertolaso, che pure circolava tra le possibile alternative. Arcuri rimarrà in carica fino al 30 aprile, data in cui dovrebbe concludersi lo Stato di emergenza ma, se dovesse esserci una proroga dello stato d’emergenza, allora potrebbe essere prorogato anche il suo incarico. Certamente, ai suoi ritardi e ai suoi errori bisogna rimediare e proprio Draghi, nel suo discorso al Senato prima e alla Camera poi, ha posto subito l’urgenza di accelerare con il piano vaccinale.

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Per questo, via i padiglioni a forma di primula, quelli che avrebbero dovuto – questo il piano di Arcuri – occupare le piazze delle città per vaccinare la popolazione. Troppo lunghi i tempi, troppo costosi i costi, troppo poco pratiche le strutture. Ed è troppo breve, invece, il tempo per vaccinare la popolazione. Non si può attendere la costruzione delle strutture e le vaccinazioni al contrario una priorità assoluta. Così, per recuperare il ritardo accumulato nelle consegne delle case farmaceutiche, il Presidente del Consiglio ha pensato di coinvolgere esercito e Protezione civile. “Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti: abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private“, ha detto Draghi. Si useranno caserme, palestre e ogni luogo già disponile e ci sarà l’arruolamento dei militari e dei medici di famiglia.

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A nulla sono serviti i suoi numerosi errori, ultimi e importanti quelli sui vaccini. L’Italia è visibilmente indietro rispetto al piano di vaccinazioni e “la velocità è essenziale non solo per proteggere gli individui e le loro comunità sociali, ma ora anche per ridurre le possibilità che sorgano altre varianti del virus“, ha detto Draghi nel suo discorso alle Camere. Come se non bastasse, ha complicato le cose l’inchiesta avviata dalla Procura di Roma sulla commessa da 1,2 miliardi di euro di mascherine affidata dalla struttura del commissario a tre aziende cinesi. Un’indagine che non vede coinvolto né il commissario né la sua squadra, ma che mette sotto accusa, nuovamente, la gestione discutibile del commissario.

Nonostante i molti errori, Domenico Arcuri è stato riconfermato, seppur fortemente ridimensionato dal ruolo di super commissario, insieme col ministro della Salute Roberto Speranza. ME la risposta a chi si domanda perché Arcuri sia rimasto dov’era arriva proprio da Mario Draghi. L’attuale Presidente del Consiglio, prima di accettare il difficile incarico di guidare il Paese, aveva chiarito che senza l’unità non avrebbe accettato. In nome della stabilità e continuità, quindi, Arcuri rimane dov’è e l’ipotesi Bertolaso sfuma, mentre le ombre si fanno più insistenti proprio sull’operato di Arcuri, ormai sempre più solo.

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