Mafia, 145 condannati percepivano il reddito di cittadinanza

Si è conclusa con un risultato clamoroso una lunga indagine condotta dalla procura della Repubblica di Palermo a carico di condannati per reati di mafia che percepivano il reddito di cittadinanza

Mafia Reddito Cittadinanza
Almeno 145 boss mafiosi perfecipavano indebitamente il reddito di cittadinanza – meteoweek

Una lunga indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Palermo ha portato decine di militari della Guardia di Finanza a verificare la posizione di almeno 1400 persone che percepivano il reddito di cittadinanza in circostanze quantomeno poco chiare.

Mafia e reddito di cittadinanza

Sarebbero ben 145 i soggetti condannati per reati di mafia che hanno percepito il reddito di cittadinanza per diverso tempo senza averne alcun diritto. Uno sviluppo clamoroso che si è concretizzato al termine di una lunga indagine nel corso della quale sono state evidenziate tutte le posizioni individuate come “poco chiare” dall’autorità inquirente.

È immediatamente scattata la denuncia con l’accusa di dichiarazioni mendaci volte all’ottenimento del reddito di cittadinanza oltre a quella di truffa aggravata ai danni dell’INPS. Ovviamente finalizzata al conseguimento di erogazioni di compensi. Anche questa indagine, esattamente come quella scattata alcuni giorni fa e che aveva avuto un esito simile, con numerose persone denunciate perché percepivano il reddito senza averne alcun diritto, è stata condotta di concerto tra l’Inps e la Procura.

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Maxi indagine

Le indagini  riguardavano circa 1.400 persone. Tra questi numerose persone con precedenti penali. Soggetti (a volte in prima persona, più spesso attraverso i propri familiari) che avevano chiesto ed ottenuto il reddito di cittadinanza. Ovviamente omettendo l’esistenza di condanne.

Tra i reati commessi dai beneficiari c’erano capi d’accusa importanti: associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsione, rapina, favoreggiamento, trasferimento fraudolento di beni, detenzione di armi, traffico di sostanze stupefacenti, illecita concorrenza con minaccia o violenza, scambio elettorale politico-mafioso.

L’operazione si è conclusa ma sui conti si sta ancora facendo chiarezza: secondo la Guardia di Finanza le somme percepite indebitamente ammontano a circa un milione e 200mila euro.  Tra i soggetti colpiti dal provvedimento figurano appartenenti alle famiglie mafiose della Kalsa,  Resuttana, Passo di Rigano, Partinico e  Carini nonché affiliati ai clan degli Inzerillo e dei Lo Piccolo.

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Il boss

Tra i nomi più eloquenti quello di Antonino Lauricella, boss della Kalsa detto “U Scintilluni”, che ha ricevuto un sussidio di oltre 7 mila euro. L’elenco è davvero lungo, tra nomi noti e meno noti alle

cronache. Come Maria Vitale, figlia del capomafia di Partinico, Leonardo. La donna era ‘la postina’, condannata per mafia quando si è scoperto che portava gli ordini del padre fuori dal carcere. Come Bartolo Genova, che è stato reggente del mandamento di Resutanna. O anche Alessandro Brigati, ritenuto vicino ai Vitale di Partinico. Tra gli altri anche Domenico Caviglia, esattore del pizzo agli ordini di Salvatore Lo Piccolo, capomafia di San Lorenzo.

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