Elezioni Roma, Beppe Grillo vuole Virginia Raggi: ma ormai tutto è cambiato

Beppe Grillo ha lanciato il suo sostegno a Virginia Raggi, distaccandosi così da quanti sostenevano un candidato unico per le prossime elezioni a Roma.

Un candidato unitario proposto dal PD, dal Movimento 5 stelle e da Liberi e uguali per le prossime elezioni comunali a Roma. Questa, l’ipotesi che circolava fino a qualche giorno fa e che metteva fuori l’attuale Sindaca Virginia Raggi dalla lista dei candidati alle prossime elezioni. Il nome su cui si puntava era quello di Roberto Gualtieri, ex Ministro dell’Economia del governo Conte. Una proposta che incontrava il favore di molti pentastellati, che vedevano nel nome di Gualtieri una soluzione a lunga scadenza sulla scia del lavoro fatto a livello di governo nazionale. Ma, nel Movimento, regnano caos e confusione e in sostegno di Virginia Raggi è arrivato Beppe Grillo.

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“Roma ha bisogno ancora di te! Chi sta con Virginia, sta con il MoVimento”, ha scritto Grillo su Twitter postando una foto di lui insieme alla sindaca. Un post suggellato dalla romanesca “Aridaje!” e che ribadisce un connubio da sempre esistente tra il fondatore del Movimento e il Primo Cittadino di Roma. Un supporto che il primo aveva già ribadito, all’indomani della ricandidatura annunciata lo scorso agosto. Nulla ha detto, invece, sulla proposta fatta dalla Raggi circa il voto su Rousseau. “Basta ambiguità“, scriveva qualche giorno fa la pentastellata su Facebook,  lanciando un messaggio ai suoi colleghi di partito e chiedendo chiarezza sulla questione delle prossime elezioni. Un messaggio indirizzato alla base del M5S affinché si esprimesse sulla sua candidatura a Roma. Un atto dovuto, quello della presa di posizione, che la Raggi ha chiesto senza indugio.

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“Credo che, a poco più di tre mesi dal voto, sia un atto dovuto soprattutto nei confronti dei cittadini: siamo tutti ormai stanchi dei giochetti da vecchia politica”, proseguiva la Raggi chiedendo chiarezza e augurandosi di non dover assistere a trame di potere volte a “isolare chi è scomodo”. Ed è stato proprio Rousseau , uno dei capisaldi del Movimento, che Virginia Raggi ha invocato per avere un voto netto sulla sua candidatura a Roma. Ma i “colleghi” potrebbero avere altri piani. Sostegno è arrivato anche da Alessandro Di Battista, ormai fuori dal M5s; e da Luigi Di Maio, ancora nell’esecutivo. Pesano, però, le posizioni dei dissidenti grillini: Donatella Iorio, Enrico Sefàno, Angelo Sturni e Marco Terranova. Loro, insistono per lavorare in modo unico con la coalizione di centrosinistra, pur rimanendo (per ora), nella maggioranza stellata in consiglio comunale.

Ma qualcosa è cambiato 

Certo è che lo scenario, nel Movimento, è totalmente cambiato e la stabilità non è la parola d’ordine che regna nel Movimento pentastellato. Viceversa, gli ultimi aut-aut a Palazzo Chigi sembrano aver messo in crisi il Movimento, scosso nelle sue fondamenta. La prima scissione è arrivata proprio con il voto su Rousseau, attraverso il quale si chiedeva ai votanti di esprimersi sul sostegno a Mario Draghi. Un voto secondo molti ambiguo tanto che i pentastellati, arrivati al Senato, hanno dirottato la linea ufficiale del partito votando no al nuovo esecutivo Draghi. Voto a cui è seguita l’espulsione dei dissidenti. La scissione nel Movimento appare sempre più vicina, tanto che nel Movimento sarebbe balzata l’idea di un gruppo con Italia dei valori, mentre l’addio alla reggenza di Vito Crimi ha spalancato la strada alla scissione. Fino ad adesso, nessuna conferma. La richiesta del simbolo sarà avanzata solo quando si avranno certi, sulle carte, i dieci senatori necessari alla costituzione di un gruppo. Per ora nulla di deciso, ma l’indiscrezione non fa altro che aumentare le già forti tensioni all’interno del gruppo pentastellato.

 

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