Comunicazione ai tempi del Covid, terrorismo e poca informazione. Ma ora i tempi cambiano

La comunicazione ha giocato un ruolo fondamentale durante questi mesi di pandemia ma spesso ha avuto l’effetto contrario a quello sperato. Più che informare, si è finiti per terrorizzare. Una questione che riguarda politici, tecnici, virologi e sulla quale è necessaria una riflessione.

L’unica evidenza di cambiamento dal Governo Conte al Governo Draghi è quella della comunicazione. Il sistema Rocco Casalino non c’è più, e non ci sono neanche più profili, tweet e comunicati via social. Si è bloccato quel circolo che aveva portato Giuseppe Conte ad essere ripreso sulle pagine trash e diventare un fenomeno del web. Ora di Mario Draghi non c’è neanche l’ombra e dai profili di Palazzo Chigi arrivano pochissime parole. Un cambio, quello sulla comunicazione, deciso proprio da Mario Draghi che, arrivato al Senato prima e alla Camera poi, ha da subito chiarito la necessità di un cambio nel profilo della comunicazione. In particolare, il Presidente del Consiglio ha puntato il dito contro i tecnici e gli esperti, spesso causa di confusione e fonte di allarmismo.

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I mesi della pandemia ci hanno abituato a comunicati improvvisi, dichiarazioni rilasciate in programmi televisivi o sui profili social, richieste di lockdown lanciate improvvisamente. Meccanismi, questi, pericolosi per l’impatto sociale e che vanno a minare proprio una delle basi della comunicazione d’emergenza: chiarezza, unita a coerenza e linearità dei contenuti. La situazione non sembra essere cambiata, in questo senso. Prove, a sostegno di questa tesi, sono le ultime dichiarazioni degli esperti sulla circolazione delle varianti. 

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La variabile tempo 

Oltre al modo, è importante il tempo. Basta comunicazioni improvvise, ha incitato Mario Draghi che ha affidato la comunicazione della presidenza del Consiglio dei ministri a Paola Ansuini, per anni alla Banca d’Italia. Meno protagonismo e più coordinamento è la nuova linea Draghi contro il Covid, in barba alla gestione di Giuseppe Conte indicata da Rocco Casalino. I social network sono stati al centro di tutte le comunicazioni dell’ex presidente del Consiglio e le Conferenze di Giuseppe Conte sono state momento di unione proprio sui social, innescando quel meccanismo di tweet e retweet che ha messo da parte persino la televisione. Mentre Rai1, rete di servizio pubblico, mandava in diretta le comunicazioni di Conte, molti la tv neanche la accendevano e seguivano il tutto proprio sui social. Ma ora arriva un taglio netto al passato, visto che lo stesso premier non è in possesso di alcun profilo sui social network e non sembra abbia intenzione di aprirne uno. I social ufficiali delle istituzioni verranno utilizzati esclusivamente per comunicazioni fondamentali: un ritorno alle origini in cui le parole chiavi sono rigore e essenzialità.

Toccherà proprio alla portavoce organizzare la struttura di una comunicazione istituzionale, puramente tecnica che possa servire ad informare, più che allarmare, i cittadini che hanno bisogno di comprensione per poter agire meglio. Comunicazione:  non è un caso che la parola azione sia contenuta in essa, dal momento che tutto ciò che viene comunicato è anche qualcosa che può portare ad azioni e reazioni. Basta post, ma si alle note stampa, che saranno fredde e rigorose, senza commenti. E per questo, Draghi ha richiesto ai suoi ministri di limitare dichiarazioni allo stretto indispensabile. E solo quando si ha qualcosa di importante, di certo e di vero da dire.

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