Marco Ravazzolo, da Confindustria alla Transizione Ecologica: il suo nome crea già squilibri

Marco Ravazzolo , ex di Confindustria, sarà collaboratore del Ministero alla Transizione Ecologica. Un nome che rimanda al passato.

Da Confindustria alla Transizione ecologica è un attimo. Lo sa bene Marco Ravazzolo che sarà vice capo ufficio legislativo del ministro della Transizione ecologica, al fianco di Roberto Cingolani. Un nome, il suo, che non è passato inosservato e a fare il punto su qualche crepa del suo passato è Il Fatto Quotidiano che ricorda proprio la polemica per la plastic tax. Quando questa fu inserita nel documento programmatico di bilancio del 2020, all’Ambiente c’era Sergio Costa. Secondo Ravazzolo, allora a Confindustria, si trattava di un aumento mascherato dell’Iva. “Se la plastica la gestisci correttamente, la puoi riciclare all’infinito”, disse Ravazzolo. Ma i fatti non sono così. Poco dopo, Marco Ravazzolo fu accusato di spingere verso l’attuazione di provvedimenti mirati a penalizzare le aziende.

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Insomma: contrario alla Plastic Tax, ovvero tassa sugli imballaggi di plastica . Già in una nota del 16 ottobre, la Confederazione generale dell’industria italiana, aveva espresso la sua contrarietà relativamente ad una misura che “non ha finalità ambientali, penalizza i prodotti e non i comportamenti, e rappresenta unicamente un’imposizione diretta a recuperare risorse ponendo ingenti costi a carico di consumatori, lavoratori e imprese”. Un euro per ogni chilo di plastica, ma che, secondo Ravazzolo, si sarebbe riversata sull’aumento del prezzo dei prodotti in vendita. Inoltre, Ravazzolo fece notare che le imprese che producono e utilizzano plastica già pagano il Contributo ambientale Conai , a supporto dei Comuni per la raccolta differenziata. La pensava così anche Daniela Ramello, Presidente di Unionchimica API Torino e Vicepresidente di Unionchimica CONFAPI.

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Quanto a Roberto Cingolani, “super scienziato” , il suo è un posto decisivo per la gestione di risorse ‘green’ previste dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza; tradotto, il Recovery Fund. Proprio Mario Draghi ha posto come obiettivo quello di agire in un’ottica green e di sostenibilità, così come di puntare su innovazione tecnologica e transizione digitale. Si stimano 48,7 miliardi di euro per la digitalizzazione, l’innovazione, la competitività e la cultura; 10 miliardi sono invece per la digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA.

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