Coronavirus, il primo Dpcm a firma di Mario Draghi. Di nuovo tutto come prima?

Si attende il nuovo Dpcm a firma di Mario Draghi che sarà in vigore dal 6 marzo al 6 aprile, compreso Pasqua.

Un Governo di discontinuità dal precedente pur proseguendo sulla scia dei provvedimenti presi dall’ex Premier Giuseppe Conte. Lo aveva detto Mario Draghi salendo al Senato prima e alla Camera poi, prima di ricevere i voti. Eppure, per ora tutto sembra uguale. Il nuovo dpcm, il primo a firma di Mario Draghi, sarà in vigore dal 6 marzo al 6 aprile e confermerà quasi tutte le misure restrittive del precedente, come il coprifuoco e il sistema a colori. La linea di Mario Draghi rimane la stessa di Giuseppe Conte: interventi mirati e specifici, che vadano a risolvere un singolo problema in una singola zona, senza estendere le limitazioni. Resteranno chiuse anche palestre, impianti sportivi, oratori, istituti culturali, nonostante le pressioni di diversi esponenti – anche alla maggioranza – che avevano sperato in un cambio di rotta al riguardo.

Leggi anche: Protezione civile, Mario Draghi nomina Fabrizio Curcio. Resta il nodo Domenico Arcuri

Matteo Salvini, così come il Ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, spingevano per una riapertura della ristorazione, la sera e nelle aree gialle e pensavano di introdurre una maggiore flessibilità per alcune categorie, laddove i rischi sono minori. La strategia, insomma, appare chiara: aprire dove è possibile per dare fiato a quei settori che da tempo vivono di limitazioni e di restrizioni. Il Premier Draghi, per molti versi, sta agendo esattamente come Giuseppe Conte. E allora, si chiedono gli affezionati, che bisogno c’era di mandarlo via? Di certo, su qualcosa Mario Draghi si sta muovendo. Priorità ai vaccini, ma anche il dialogo sembra vivere all’interno dell’Esecutivo. Per ora, la maggioranza tiene e i Ministri sembrano avere più voce in capitolo di prima.

Leggi anche: Draghi si, Draghi no, Draghi forse: le opinioni degli italiani [VIDEO]

Qualche discontinuità

Qualche discontinuità si nota anche nel metodo e nell’approccio. Mario Draghi sembra voler coinvolgere maggiormente le Regioni e voler informare sempre e anticipatamente, prima di qualsiasi decisione, il Parlamento, accogliendo qualsiasi suggerimento dalle camere. Un approccio più aperto e più collaborativo, di maggiore confronto. Intanto Maria Stella Gelmini ha già annunciato ai governatori che le misure del prossimo Dpcm saranno ancora restrittive senza nessuna possibilità di apertura. Al momento, non c’è alternativa al parametro vigente del sistema a zona, come richiesto invece dalle Regioni. Quanto all’aspetto tecnico, i Dpcm arrivano sempre dopo un confronto con le Regioni e i cambiamenti andranno in vigore sempre dal lunedì, e non dalla domenica, per programmare le attività economiche.

Per quanto riguarda la chiusura delle scuole, l’opzione non rientrerà nel nuovo Dpcm anche se alcuni dei governatori, come De Luca in Campania, hanno agito già autonomamente, preoccupati dalle nuove varianti in circolo. Sulla questione scuole, Governo e Regioni si dividono. Alcune regioni hanno chiesto al Cts di valutare l’impatto che ha la scuola sulla situazione epidemiologica, soprattutto Veneto, Campania, Puglia e Friuli. Ma per il governo la chiusura degli istituti scolastici non è per ora in considerazione.

Impostazioni privacy