Omicidio Stefania Crotti, confermata condanna a 30 anni per l’ex amante del marito

Omicidio Stefania Crotti, confermata in Appello la condanna a 30 anni di carcere per l’ex amante del marito, Chiara Alessandri. I legali della donna avevano chiesto le attenuanti generiche.

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Giungono nuovi aggiornamenti in merito all’omicidio di Stefania Crotti, la mamma 42enne di Gorlago (Bergamo) madre di una bimba di 8 anni e uccisa il 17 gennaio del 2018. La corte d’appello di Brescia ha confermato la condanna a 30 anni in primo grado a carico della 43enne Chiara Alessandri, amante del marito della vittima e riconosciuta colpevole del crimine. Secondo quanto ricostruito, Alessandri (ragioniera e catechista) avrebbe attirato la 42enne – considerata una rivale in amore – con l’inganno in una trappola per poi ucciderla barbaramente.

Stefania Crotti, massacrata e bruciata dalla rivale in amore

Il corpo di Stefania Crotti venne ritrovato il 17 gennaio 2018 nelle campagne di Erbusco, carbonizzato. La donna sarebbe stata aggredita a martellate da Chiara Alessandri, che nonostante abbia sempre negato di aver ucciso volontariamente la sua rivale in amore, avrebbe attirato la 42enne in una trappola. Dopo averla brutalmente aggredita a tradimento, l’avrebbe caricata in macchina e trasportata in quel campo mentre era ancora viva. Una volta giunta a destinazione, le avrebbe infine dato fuoco.

Un piano premeditato, il suo. Come impugnato dall’accusa, Alessandri avrebbe infatti persino convinto un amico, Angelo Pezzotta, a tendere la trappola a Crotti all’interno del suo garage di casa, con la scusa di una festa a sorpresa. Ed è stato poi lo stesso Pezzotta, ignaro del folle piano dell’amica, a denunciare quanto accaduto non appena la notizia della morte della donna venne a galla.

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I legali puntavano alle attenuanti

Secondo quanto si apprende, i legali di Chiara Alessandri, accusata di omicidio premeditato e distruzione di cadavere, puntava alle attenuanti generiche. Gli avvocati della donna, infatti, avevano impugnato la buona condotta in carcere, così come anche il pentimento stesso dell’assassina – che in una lettera alla madre avrebbe confessato: “Non riesco a darmi pace, ho rovinato due famiglie”.

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Come viene spiegato da Il Giorno, la 43enne avrebbe in effetti intrapreso un percorso di sostegno psicologico e di riabilitazione all’interno della struttura penitenziaria, così da poter riabbracciare al più presto i suoi figli. Inoltre, starebbe continuando a dedicarsi agli studi (essendo in procinto di prendere un secondo diploma), e si starebbe dedicando al confezionando di mascherine protettive per la collettività. Inflessibile, invece, la linea intrapresa dalla Corte d’Appello, che ha invece confermato la sentenza di primo grado dando 30 anni di carcere alla donna.

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