Perché sei paesi hanno sospeso l’uso del vaccino AstraZeneca

La Danimarca ha sospeso la somministrazione del vaccino AstraZeneca dopo la segnalazione di alcuni gravi casi di coagulazione del sangue. Come lei, hanno fatto anche l’Austria, l’Estonia, la Lituania, il Lussemburgo, la Lettonia.

La Danimarca è il sesto paese a sospendere il vaccino AstraZeneca. L’Autorità nazionale danese per la salute ha infatti annunciato in un comunicato di aver sospeso in via precauzionale la somministrazione del vaccino dopo la segnalazione di alcuni gravi casi di coagulazione del sangue. Una scelta che potrebbe sembrare assurda, dal momento che, mai come in questo periodo, le dosi di vaccino sono vitali. Ma, spiega Soren Brostroem, direttore della National Health Authority, “dobbiamo anche rispondere con tempestività quando si è a conoscenza di possibili gravi effetti collaterali”. La notizia della sospensione del vaccino AstraZeneca in Danimarca aumenta ancor di più le incertezze già forti sui vaccini e Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Istituto Spallanzani di Roma, conferma che l’esistenza di una supposta classificazione di vaccini cosiddetti di serie A e di serie B.

Come la Danimarca, hanno già fatto Austria, Estonia, Lituania, Lussemburgo, Lettonia. L’autorità nazionale austriaca di regolamentazione dei medicinali ha sospeso l’uso di un lotto di AstraZeneca dopo che – proprio come la Danimarca – a quattro pazienti sono state diagnosticate pericolose condizioni di coagulazione del sangue. Al momento non è stato stabilito in modo definitivo un legame tra il coagulo e il vaccino ma l’aggravarsi delle condizioni di salute dei pazienti e la morte di una persona in Danimarca lo hanno reso necessario. A frenare su Astrazeneca era stata anche Copenaghen, che non aveva raccomandato questo vaccino per le persone sopra i 65 anni, in mancanza di dati scientifici sufficienti.

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Nessuna correlazione 

Si difende, intanto, l’Agenzia Europea del Farmaco: “Al momento non ci sono indicazioni che la vaccinazione abbia causato queste condizioni, che non sono elencate come effetti collaterali di questo vaccino”, ha detto in un comunicato l’Agenzia mentre in una nota la casa farmaceutica ha rassicurato circa gli standard di efficacia e sicurezza:Secondo gli studi clinici di fase III,  il vaccino è stato generalmente ben tollerato”. Quanto alla Commissione europea, un portavoce ha risposto alle domande circa la sospensione della somministrazione del vaccino ricordando che uno dei vantaggi dell’autorizzazione centralizzata a livello Ue è il monitoraggio. “Pertanto seguiremo le indicazioni dell’Ema”, ha spiegato.

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Il problema della sperimentazione 

Del resto, lo sviluppo di un vaccino è un processo lungo ed elaborato ma, a causa della criticità della situazione, si è cercato di accelerare sui tempi. E proprio la velocità con cui sono stati messi a punto i vaccini hanno spinto verso lo scetticismo. Le varie fasi dello sviluppo di un vaccino sono necessarie a ottenere informazioni il più possibile chiare ed esaustive su indicazioni, controindicazioni, avvertenze speciali, benefici e rischi del prodotto. Ci vuole tempo e soprattutto percentuali di efficacia alte; il beneficio deve superare il rischio. Inoltre, tutti gli studi effettuati durante lo sviluppo di un vaccino devono rispondere agli standard internazionali di etica e qualità scientifica, previsti dalle norme di buona pratica clinica codificate a livello globale. Insomma, ci vuole tempo. Nel caso del vaccino covid, si sono sviluppati più candidati pre-clinici. Per la realizzazione del vaccino anti-Covid, per la prima volta, spinti da un’urgenza e supportati da numerosi fondi, si sono sviluppati più candidati pre-clinici, situazione che in passato e per altri vaccini può richiedere anni. Sono stati poi assoldati valutatori esperti, hanno lavorato giorno e notte e compresso in 15 giorni un lavoro che normalmente dura 6-8 mesi.

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