Scuola, tutti a casa: che prezzo pagano gli studenti e le nuove generazioni

Da lunedì, quasi 7 milioni di studenti sono tornati in Dad. Nelle zone rosse è infatti sospesa la didattica in presenza in tutte le scuole. 

C’è da dirlo. Lucia Azzolina aveva provato a riportare gli studenti in presenza. Contro di lei, l’avanzare della pandemia e le misure restrittive che, di volta in volta, hanno reso impossibile il ritorno tra i banchi degli studenti. La libertà lasciata ai governatori sulla decisione di riaprire o meno le scuole ha bloccato di fatto la possibilità di una decisione univoca sulle scuole, che si sono adattate alla Dad e alla modalità a distanza. Se moltissime attività si sono spostate sul versante elettronico, anche gli studenti hanno vissuto l’ultimo anno tra link, lezioni online, modalità online e a distanza che, se hanno per certi versi salvato il salvabile, per altri hanno cambiato totalmente la routine e la vita degli studenti.

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La Dad si è rivelata di fatto l’unica modalità possibile per proseguire le attività didattiche senza interromperle del tutto; ma è stato dato meno di quanto è stato tolto. Scuola significa socialità, confronto, apprendimento, stimolo, dinamicità. Una serie di fattori che, dietro lo schermo di un pc, sono pian piano svaniti e la lezione in aula, momento di incontro tra studente e alunno, si è di fatto denaturata trasformandosi in un momento passivo, statico, fermo. Il malcontento degli studenti ha preso piede in numerose proteste che si sono susseguite in questi mesi in tutta Italia, così come è stato forte il malcontento dei professori, chiamati ad un ruolo ben diverso da quello originario. 

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Tasse uguali, ma benefici in meno 

Ed avanza anche il malcontento degli studenti universitari, dei fuori sede, quelli che sembrano essere stati dimenticati dal sistema, quelli che sembrano non esistere agli occhi di chi, stabilendo cosa sia giusto e fare cosa no, prendendo in mano le redini di una situazione complicata e difficile da gestire, ha deciso di guardare a problemi apparentemente più gravi, trascurando quelli minori. E se è vero che il crollo del sistema sanitario era in primis una situazione da arginare, e se è anche vero che il collasso del sistema economico lo era ugualmente, è anche altrettanto vero che il sistema scolastico nel suo insieme abbia pagato il prezzo di scelte sbagliate. A fare da padrone in questi mesi durissimi è stata la didattica a distanza, che ha permesso di limitare i danni senza troppi sacrifici, dicono.

E invece il danno c’è stato ed anche grande. Una necessità che offre molte occasioni, ma anche tanti pericoli. Dover studiare in una desolante solitudine, rinunciando alla bellezza dell’interazione, non aggiunge, ma toglie. Toglie opportunità, toglie la possibilità di un confronto diretto, vis à vis, faccia a faccia. Un rapporto che oggi viene mediato dall’uso della tecnologia, certamente l’unico possibile. E certamente, in tempo di guerra l’adattamento è necessario. Ma il fatto che ci sia sia adattati, non vuol dire che il danno non abbia toccato anche quelli che apparentemente sono corsi ai ripari senza troppi scombussolamenti. Così come lo smart working, tanti sono i vantaggi quanto gli svantaggi. La scuola rischia di diventare un luogo di scambio per i compiti da fare a casa, mentre l’università a distanza come un comodo divano su cui potersi distendere per prendere appunti, se serve.

E gli strumenti?

Voci di protesta si sono alzate anche a causa degli strumenti. Gli studenti utilizzano i propri computer, le loro connessioni, i propri strumenti. Ma chi non li ha? Chi non può permettersi una connessione Internet? Problemi anche per i libri, diventati irreperibili. E la questione diventa ancor più grande nel caso dei fuori-sede: affitti pagati a vuoto da parte di chi ha fatto ritorno presso il proprio domicilio; affitti pagati senza senso da chi, d’altro canto, è stato costretto a rimanere nelle case in affitto pur non essendocene motivo. E se della situazione non possono farsi carico i proprietari, scrive Repubblica, gli studenti lamentano piuttosto l’essere stati abbandonati a se stessi. Bonus baby sitter, bonus per Partite Iva, ma neanche un euro per chi vive ogni giorno disagi, come molti altri. “Le tasse”, fanno notare gli studenti, “però dobbiamo pagarle lo stesso”.

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7 milioni di studenti a casa 

Intanto, il passaggio in rosso da lunedì 15 marzo di oltre la metà delle Regioni italiane avrà un effetto immediato sulla scuola. Oltre 7 milioni di studenti sono rimasti a casa. Già da lunedì 8 marzo circa 5,7 milioni di studenti erano in Dad sia nelle tre Regioni rosse – Campania, Basilicata e Molise – sia in Lombardia, in gran parte dell’Emilia-Romagna, in Piemonte, nelle medie e superiori del Friuli Venezia Giulia, delle Marche. Possono andare in classe solo gli alunni disabili o con bisogni educativi speciali.

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