Draghi cede alle pressioni della destra (e alla consapevolezza della drammaticità della situazione economica). Si riapre. Ma a che prezzo?

Il Governo è costretto a prevedere un piano di riapertura per non vedere crollare l’economia (e il suo consenso). I numeri però ci dicono che non è il caso. 

Le manifestazioni degli scorsi giorni hanno avuto l’effetto sperato, il Governo ordina la riapertura delle attività per dal 26 aprile e ragiona anche sulla possibilità di allargare le maglie dei restringimenti spostando il coprifuoco dalle 22 a mezzanotte. Saranno anche consentiti gli spostamenti tra regioni gialle e con il pass anche tra regioni di diverso colore.

Riaprono dunque ristoranti, bar, palestre, musei, cinema e quant’altro ma solo per quelle città che si troveranno nella zona gialla rafforzata. Ci saranno da rispettare ovviamente le nuove linee guida: i tavoli dei locali dovranno essere all’aperto, così come all’aperto dovranno tenersi proiezioni, eventi e altre attività. Ci sarà inoltre un numero massimo di persone consentite.Ok anche per gli sport di contatto come il calcio, il calcetto e il basket. Prevista anche la riapertura degli stadi dal primo maggio, ancora però non definitiva. L’ipotesi è 25% della capienza, con un massimo di 500 persone in palazzetti e 1.000 negli stadi. L’apertura vale solo per gli sport agonistici, riconosciuti di interesse nazionale da Coni e Cip. L’obbiettivo non è tanto quello di portare le persone a vedere il campionato di Serie A che si avvia alla conclusione, bensì quello degli Europei di calcio che vedranno l’esordio allo Stadio Olimpico l’11 giugno.

LEGGI ANCHE: Salvini rinviato a giudizio per Open Arms. Il leader della Lega rischia anche politicamente

Quale sarà però il costo delle riaperture? In termini economici molte attività sono al collasso dopo un anno di chiusure forzate, riaperture a singhiozzo e utenti limitati. I ristori sono stati insufficienti e il futuro di milioni di lavoratori incerto. Mario Draghi era stato categorico negli scorsi giorni, richiamando Matteo Salvini sulla necessità di riaprire, ma la pressione dei partiti di Centrodestra, delle manifestazioni e di un’economia sull’orlo del disastro, lo hanno fatto cedere.

Manifestazione dei commercianti a Lucca

LEGGI ANCHE: Che fine ha fatto il Recovery Fund dopo la crisi di governo?

Il bollettino della Protezione Civile di ieri ci dice che i contagi sono stati 16.974 e 429 le vittime.  I numeri sono su questi standard da novembre 2020 e non hanno dato segnali confortanti, nonostante le restrizioni siano molto dure da prima di natale. Dopo un anno di pandemi abbiamo superato 100.000 morti ufficiali per Covid-19, un numero sottostimato rispetto alla reale portata della pandemia in termini di decessi diretti e indiretti. Si rischia di tornare alla totale emergenza di un anno fa e di conseguenza a misure restrittive ancora più drammatiche.

Il virologo Roberto Burioni commenta così la scelta: “La decisione di riaprire è una decisione politica e non scientifica. Questo l’ho scritto un anno fa ma è estremamente attuale. E’ in questi momenti che la politica deve riappropriarsi di spazi che spesso ha colpevolmente trascurato o demandato ad altri. Le conoscenze scientifiche sono fondamentali nel contribuire ad arrivare a decisioni quali la riapertura parziale delle attività, ma non possono essere l’unico aspetto da prendere in considerazione”.

Mentre gli altri Paesi del mondo sono ancora in lockdown o stanno lentamente uscendo dopo mesi di serrata e milioni di vaccinazioni, noi stiamo riaprendo con 15mila casi e 400 morti al giorno. In termini epidemici riaprire ora è un azzardo che ha una solo motivazione, quella politica e non certo un avallo scientifico” afferma Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma. “In un momento cruciale della campagna vaccinale italiana – rimarca Andreoni – dovremmo essere più rigorosi, pensare alle chiusure e non ad aprire. Ricordo che le terapie intensive vivono ancora una situazione molto complicata di allerta che non è risolta. La mia sensazione è che in questo momento ci sia una reale debolezza della politica, chi deve mediare tra le varie anime presenti nel Governo è in difficoltà. Però è un fatto che stiamo andando in controtendenza rispetto all’Europa, spero che ci si renda conto delle conseguenze“.

Impostazioni privacy