Che fine ha fatto il Recovery Fund dopo la crisi di governo?

Che fine ha fatto il Recovery Plan? Dopo le polemiche di gennaio che hanno portato alla fine del governo Conte, se ne parla sempre meno. Eppure le scadenze sono sempre più vicine.

Galeotto fu il Recovery, che portò al crollo del Governo Conte. La tanto nominata bozza del Recovery Plan, in mano a Roberto Gualtieri e Giuseppe Conte, è stata motivo di scontro nella maggioranza accendendo prima le ire di Matteo Renzi e determinando poi il crollo del Governo in piena pandemia. Che fine ha fatto, oggi, il Recovery? Dopo il cambio con Mario Draghi, sembra quasi essere sparito. Eppure c’è e qualcosa si muove, anche se meno sotto i riflettori. Il futuro del Recovery plan è in mano ai tecnici. In mano, in particolare, a Daniele Franco, ora Ministro dell’Economia ma con un passato come direttore generale di Bankitalia e come Ragioniere generale dello Stato. Ma ci sono anche Roberto Cingolani e Patrizio Bianchi a lavorare al Recovery.

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Intanto, Mario Draghi ha aumentato ancora i fondi per sostenere gli investimenti previsti con il Piano nazionale di ripresa e resilienza alla base dei finanziamenti europei: lo Stato, infatti, calerà 30 miliardi in più sul tavolo per un totale complessivo di 232 miliardi di euro. Il presidente ha intanto visto il Movimento Cinque stelle e la Lega, prima di vedere Pd , Leu, Forza Italia e Fdi . Sembra che i grillini sollecitino la proroga del superbonus edilizio al 2023 oltre a delle risposte per le partite Iva e le famiglie e il tema della transizione ecologica.

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Draghi, anche sul Recovery, ha fatto appello ai partiti per seguire la via dell’unità nazionale e focalizzare l’attività sui temi e gli obiettivi comuni. Il tempo però stringe e i progetti dovranno presto essere inviati a Bruxelles. La proposta di piano deve essere pronta entro il 30 aprile.

 

 

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