Delitto e avvelenamento di Casalecchio, Alessandro voleva suicidarsi

Alessandro, il 19enne in carcere per aver avvelenato e ucciso il compagno della madre e tentato di fare lo stesso con la donna, aveva un piano. Voleva poi suicidarsi 

Avvelena madre e compagno-Meteoweek.com

Alessandro, il 19enne che qualche giorno fa ha avvelenato e ucciso il compagno della madre e poi ha cercato di avvelenare anche la donna, aveva un piano che prevedeva anche il suo suicidio, prendendo lui stesso il veleno. La madre Monica e il suo patrigno gli stavano cercando un appartamento e gli avevano regalato un’auto. Con quell’auto Alessandro Leon Asoli aveva pensato di suicidarsi.

A fine marzo, il giovane ha accelerato fino in fondo mirando a un palo, ma il terrore di soffrire e l’istinto lo avevano fatto frenare. Suicidarsi, però, pare fosse divenuto un pallino per il giovane. Il gip specifica che il giovane voleva attuare un «suicidio non doloroso». Secondo il giudice è proprio qui che va scovato il movente del giovane:«La stessa paura di soffrire che lo aveva frenato» all’epoca, «lo ha indotto a escogitare un piano per verificare l’azione dei veleni». Ergo, avrebbe utilizzato madre e patrigno come cavie dei veleni «per poi dopo eventualmente assumerli personalmente».

Avvelena madre e compagno-Meteoweek.com 

Alessandro si sarebbe informato sul web sui veleni. Dato che non era semplice reperire il cianuro, avrebbe avuto l’idea di fare un mix: nitrito di sodio, tuberi di Gloriosa Superba e il colchino, fiore velenoso che non gli era ancora arrivato. Online aveva letti che una persona che si era suicidata a Roma col nitrito aveva sofferto tantissimo. Ecco perché, dice il gip, «la follia suicida si è trasformata in una follia omicida». E su un’eventuale rischio di reiterazione il gip descrive un «soggetto privo di empatia, in preda a una sorta di lucida follia». Questo confermerebbe la «tanta perizia dimostrata nella preparazione dei veleni letali, sintomatica di una pericolosità che raramente s’incontra anche nelle aule di giustizia». Non gli viene inoltre riconosciuto il dolore che «non pare sincero» ma nato ( sempre secondo il gip) «piuttosto per non essere riuscito nel proprio intento».

Polizia Scientifica-Meteoweek.com

La madre sta meglio e a breve uscirà dall’ospedale e i carabinieri la ascolteranno di nuovo. Ha raccontato che suo figlio da diversi giorni insisteva per cucinare ma di solito non lo faceva. Loreno, il compagno della donna aveva mangiato di più, probabilmente per non far dispiacere il ragazzo, che aveva piano quando i due gli avevano detto che la pasta al salmone da lui preparata era molto salata.

Poi quando Loreno si è sentito male, Alessandro ha preso per mano la madre e l’ha portata in una camera, chiedendole di non lasciarlo da solo. Poi uno sguardo pieno di malignità con cui le avrebbe detto che Loreno non ce l’avrebbe fatta. La donna sarebbe corsa dal compagno, ormai morto, e Alessandro l’ha aggredita alle spalle cercando di soffocarla con dei guanti di lattice  che poi saranno rinvenuti insanguinati nella camera da letto dove il giovane ha ammesso di aver provato a uccidere la madre. La donna ha cercato di reagire graffiandolo. Lui le avrebbe detto:«Muori adesso, che tanto ti ho dato il veleno e tra un po’ farà effetto, perché non muori?».

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«Ancora una volta hai rovinato tutto», le avrebbe detto prima di fuggire riferendosi al terribile test da lui ordito. Alessandro reputava la madre l’origine dei suoi problemi. Il ragazzo ha una personalità «molto particolare e complessa» osserva il gip, costruita accettando a fatica la separazione dei suoi genitori, con difficoltà nel  relazionarsi a scuola e a lavoro. Il giovane avrebbe avuto anche  qualche contatto  la droga, poi la cura dallo psichiatra dopo aver tentato il suicidio.

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Nella stanza i carabinieri hanno trovato un sacco che conteneva pentole, piatti, ingredienti della cena, nitrito, guanti, bicchieri di plastica. In uno dei bicchieri avrebbe sciolto del veleno con acqua. Nell’armadio c’era la Gloriosa Superba. Acquistava tutto online con account e conto di sua madre, dicendo che intendeva coltivare delle piante. Avrebbe anche gettato su di lei le responsabilità della morte di Loreno Grimandi, fornendo un racconto «destituito di ogni logica». La madre ha detto ai carabinieri:«Ho paura di cosa mio figlio può fare ora che sono sola».

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