Padre Christian Carlassare ferito durante imboscata in Sudan:«Gli hanno sparato alle gambe»

Un missionario italiano è rimasto ferito in un agguato in Sudan da due uomini armati. Le sue condizioni sono stabili.

Padre Christian-Meteoweek.com

È rimasto ferito in un agguato in Sudan padre Christian Carlassare, missionario italiano e vescovo della diocesi di Rumbek. A tendere l’imboscata due uomini armati. Secondo la fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che Soffre“, padre Christian è in condizioni stabili.«Nella notte abbiamo appreso dell’attentato ai danni del neo-eletto vescovo della diocesi di Rumbek p. Cristian Carlassare. Il missionario comboniano è stato immediatamente trasportato all’ospedale di Juba», afferma l’agenzia Fides.

«P. Cristian è stato picchiato, insieme alla suora che era con lui, poi gli hanno sparato quattro proiettili alle gambe. Stando alle prime notizie l’attentato era pianificato pare per spaventarlo in modo che non venga consacrato vescovo». Nei prossimi giorni, infatti, si prevede di consacrare il missionario comboniano come vescovo della diocesi di Rumbek.  Padre Christian è originario di Schio (Vicenza). L’uomo dovrebbe essere ordinato vescovo alla fine di maggio.

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«Pregate non tanto per me ma per la gente di Rumbek che soffre più di me», ha detto padre Christian al sito della Nigrizia. Secondo il sito dei comboniani, il vescovo «è fuori pericolo e i medici del Cuamm si stanno prendendo cura di lui nell’ospedale di Rumbek, ma ha perso molto sangue e verrà presto trasferito nella capitale Juba e poi a Nairobi, dove sarà sottoposto a una trasfusione. Cosciente e sofferente padre Christian ha telefonato direttamente alla famiglia per informarla».

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L’imboscata, secondo i Comboniani, sarebbe occorsa mezz’ora dopo la mezzanotte. Due persone armate si sono presentata nell’abitazione di monsignor Carlassare sparandogli alle gambe. I fedeli di Rumbek,  una delle etnie più popolose nel paese, avevano accolto il futuro vescovo lo scorso 16 aprile. «Ma probabilmente», dice Nigrizia, «a qualcuno non andava giù che un giovane venuto da lontano e che avesse lavorato per quindici anni con l’altro gruppo etnico preponderante nel paese, i Nuer, fosse stato scelto proprio per guidare la Diocesi».

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