“Quello che fa le indagini sulla Lega lo abbiamo messo noi'”, l’inchiesta sul sottosegretario Durigon

Un’inchiesta giornalistica realizzata da Fanpage ha ricostruito la carriera del sottosegretario all’Economia Claudio Durigon, vicesegretario dell’Ugl, sindacato vicino alla Lega, e getta ombre sul rapporto con Salvini e il Carroccio.

Si aprono nuovi cieli oscuri sulla Lega e in particolare su Claudio Durigon, sottosegretario all’Economia nel Governo Draghi in quota al Carroccio, per un servizio giornalistico realizzato dal sito FanPage. Ripreso con una telecamera nascosta, Durigon, fedelissimo di Salvini e coordinatore regionale della Lega nel Lazio, svela preoccupanti retroscena sul caso dei 49 milioni confiscati alla Lega dalla procura di Genova, dichiarando di non temere problemi sul caso.

Quello che fa le indagini sulla Lega lo abbiamo messo noi” si ascolta chiaramente nel video. Parole pronunciate proprio dal sottosegretario, che ha tra le altre cose il merito di avere permesso alla Lega di diventare un partito capace di fare incetta di voti anche nel Centro e Sud Italia, abbandonando l’ideologia nordista e secessionista che aveva caratterizzato il Carroccio per decenni. Nel filmato, registrato durante una cena con i responsabili di alcune società di formazione, Durigon confida di non preoccuparsi delle indagini della magistratura che riguardano il suo partito. “I tre commercialisti? Tutte cazzate“, dice riferendosi ad Alberto Di Rubba, Andrea Manzoni e Michele Scillieri, i commercialisti legati al Carroccio arrestati nell’inchiesta milanese sul caso Lombardia Film Commission. “Lascia perdere, sono i giornali, fidati di me”. “Veramente? Ci sta lui che sta facendo le indagini? Proprio questo della Finanza?” dice l’interlocutore. La risposta: “Shhh, dai“. Il generale della Guardia di Finanza che fa le indagini, sarebbe quindi stato messo dalla Lega e da Durigon per ammorbidire le accuse. Durigon è considerato il “padre” del provvedimento Quota 100.

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Secondo il servizio, Matteo Salvini avrebbe cercato nel 2017 l’alleanza con l’UGL (Unione Generale dei Lavoratori), sindacato di destra che dichiaratamente si ispira ai valori del vecchio MSI e con nostalgie di stampo fascista. Salvini ha quindi creato un vero e proprio legame tra Lega e UGL, confermato dalle dichiarazioni dello stesso segretario del partito. Durigon era allora vice-segretario del sindacato che dichiarava allora di avere circa 1 milione e 800mila di iscritti. Numeri del tutto falsi, stando alle dichiarazioni degli stessi dirigenti del sindacato, che ritengono si potesse arrivare a un massimo di 70mila. Questi numeri gonfiati però hanno permesso all’UGL di diventare ufficialmente il quarto sindacato italiano e di sedersi ai tavoli pubblici di contrattazione con gli esponenti di governo e piazzare dunque suoi membri in incarichi nazionali. Questo ha permesso anche alla Lega di fare campagna elettorale negli scorsi anni, nonostante i conti bloccati dalla procura di Genova per il caso dei 49 milioni. Il team comunicazione guidato da Luca Morisi, infatti, dopo le elezioni 2018 ha trasferito i propri computer a Roma nella sede dell’Ugl in via delle Botteghe Oscure.

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Non è tutto. Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Roma, Durigon risulta in rapporti con la mafia pontina per le dichiarazioni di un pentito secondo in quale vi sarebbero mazzette usate per favorire la Lega alle elezioni e legami con i clan del Lazio in cerca di voti nella regione. Ma le indagini dei pm non sembrano preoccupare il sottosegretario che ha rivendicato di essere stato lui, insieme al suo partito, ad aver nominato il generale della Guardia di finanza che sta indagando sulla Lega di Matteo Salvini. Imbarazzo e malessere da parte M5S, Pd e Leu dopo il video inchiesta di Fanpage. Si ora una risposta dalle parti chiamate in causa e ripercussioni all’interno della maggioranza.

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