Diventa ludopatico a causa del farmaco contro il Parkinson: Pfizer condannata a risarcimento

Il possibile effetto collaterale non era indicato nel bugiardino. Dai giudici della Corte d’Appello di Milano la condanna per Pfizer a risarcire la vittima con 600mila euro

Ludopatia-Meteoweek.com

Un uomo, tra il 2001 e il 2006 ha assunto un medicinale Pfizer per curare il Parkinson, il Cabaser. Ma quel farmaco lo ha fatto diventare un giocatore d’azzardo. L’uomo è infatti divenuto ludopatico, un effetto collaterale che l’azienda ha messo nel bugiardino solo dal 2007. La Corte d’Appello di Milano ha condannato la Pfizer a risarcire la vittima di 600mila euro.

La causa, cominciata nel 2015, è stata condotta dallo studio legale Ambrosio & Commodo di Torino. «Le conclusioni del Tribunale», spiega Renato Ambrosio,  «arrivano dopo due complesse consulenze tecniche a cui ha partecipato attivamente l’azienda farmaceutica con i propri esperti, senza però essere in grado di convincere i qualificati periti del giudice».

L’uomo si è ammalato di Parkinson nel 1999 e nel 2001 gli viene prescritto il Cabaser. All’epoca aveva 40 anni: «I primi sintomi si sono manifestati pochi mesi dopo l’assunzione del medicinale. Mangiavo di più, ero diventato ipereccitato sul piano sessuale. Poi ho cominciato a giocare. All’inizio senza denaro, per finta». Poi però la situazione è precipitata. «Invece di lavorare guardavo il casinò on line. Feci il primo bonifico da 50 dollari a una società straniera, ma i soldi durarono poco». Nel corso degli anni l’uomo ha utilizzato oltre 1800 carte di credito per giocare, ed è giunto persino a rubare 100 mila euro all’impresa per cui lavorava. «Credevo di essere impazzito. Mi dimenticavo di lavorare: giocavo in ufficio, a casa di notte, mentre mia moglie dormiva. Sono diventato anche bugiardo, perché non si accorgesse di nulla».

Ludopatia-Meteoweek.com

Nel nostro Paese si tratta della prima sentenza di questo genere contro Pfizer. La Corte d’Appello ha asserito che qualunque impresa farmaceutica per discolparsi deve dare prova della «rigorosa osservanza di tutte le sperimentazioni e i protocolli previsti dalla legge prima della produzione e della commercializzazione del farmaco» e «di aver fornito un’adeguata informazione circa i possibili effetti indesiderati dello stesso, aggiornandola,  se necessario, in relazione all’evoluzione della ricerca».

Leggi anche:—>Emma ammazzata e fatta a pezzi: killer voleva denaro, delitto premeditato

«Non abbiamo mai messo in dubbio l’ottima azione terapeutica del farmaco sotto il profilo medico, riconosciuta anche dal nostro cliente», spiega il legale Stefano Bertone, «ma semplicemente il difetto per mancanza di una qualità fondamentale, ovvero l’indicazione nel foglietto illustrativo delle reazioni avverse: gli utilizzatori devono sempre conoscerle in anticipo».

 

Impostazioni privacy