Tensioni Salvini – Letta: cosa ha in mente il leader della Lega?

Lo scontro Enrico Letta – Matteo Salvini non accenna a placarsi. Il segretario del Pd si sarebbe riferito alla Lega come “un fattore di instabilità“. Dall’altro lato, è arrivata la bordata del leader del Carroccio: “Letta vive male, se non si alza e non insulta me e la Lega non è contento”. Ma cosa c’è dietro questo continuo scontro?

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Sono passati tre mesi dall’insediamento del governo Draghi, e già sembra scricchiolare la grande alleanza traversale di unità nazionale nata in nome del bene del Paese. Il segretario del Pd Enrico Letta, alla luce degli ultimi scontri con Matteo Salvini, in un’intervista al quotidiano spagnolo Abc avrebbe parlato della Lega come di un “fattore di instabilità“. Pronta la risposta di Matteo Salvini a Zapping, che lancia la stoccata personale: “Letta vive male, se non si alza e non insulta me e la Lega non è contento, ma non ci pagano per questo. L’ossessione di Letta per me e la Lega non è da analizzare politicamente ma in altri termini“.

Poi ancora, a proposito delle già dibattute riforme necessarie per l’accesso ai soldi del Recovery: “Confermo che voglio assolutamente la riforma del fisco, della giustizia, della burocrazia. Ma la mia preoccupazione è che a giudicare dalle dichiarazioni del Pd e del M5S la vedo difficile“. Ad esempio, per la riforma del fisco – sottolinea Salvini – “noi vogliamo la flat tax, è difficile che si faccia con 5 Stelle e Pd. Quella della giustizia è fondamentale, noi ci siamo, ce la mettiamo tutta, Draghi ce la mette tutta, se qualcuno rallenta se ne prenderà la responsabilità. Noi siamo i più convinti sostenitori delle riforme, siamo curiosi di vedere come reagiranno Pd e M5S“. Insomma, Salvini ancora una volta vuole ribadire il sostegno al governo Draghi, ergendosi a vessillo di fedeltà assoluta, mentre con l’altra mano cerca di spacchettare la maggioranza. Ma questa volta, il leader del Pd sembra pronto a raccogliere la sfida.

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O noi o loro

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La tensione è salita nei giorni scorsi sul tema coprifuoco, sull’attacco al ministro della Salute Roberto Speranza e sul tema riaperture. Ora che la maggioranza si accinge ad affrontare il tema della riforme, il conflitto sembra riacuirsi, ancor prima di scendere nel merito dei contenuti, soprattutto in merito alla riforma della giustizia. Ad infiammare gli animi sarebbe stata una dichiarazione di Salvini rilasciata qualche giorno fa, in cui il leader del Carroccio avrebbe ribadito che non sarebbe stata questa maggioranza ad affrontare le riforme necessarie. Una frase alla quale Letta aveva risposto sottolineando che le riforme sono indispensabili per i soldi del Recovery, e che il governo è nato proprio per questo.

Poi, l’indice puntato verso la porta d’uscita: “Leggo che Salvini non vuole che questo governo faccia le riforme della giustizia e del fisco. Mi chiedo su quale discorso programmatico abbia dato la sua fiducia a Draghi a febbraio. Lasci. E lasci che le riforme le faccia Draghi con chi le vuole“, ha scritto su Twitter Enrico Letta. Da Salvini la risposta: “Letta e Grillo vogliono la Lega fuori dal governo per approvare ius soli, ddl Zan e patrimoniale? Poveri illusi, gli alleati più leali, di Draghi e dell’Italia, siamo e saremo noi. Ossessionati“. Poi dalla Lega un’ulteriore constatazione: “I referendum che proponiamo insieme ai radicali non sono un modo per indebolire il governo, ma un ‘pungolo’. Noi partiamo dalla constatazione che, con una maggioranza così eterogenea, sarà quasi impossibile trovare un accordo in Parlamento e quindi promuoviamo le consultazioni popolari, sulle quali auspichiamo ampia convergenza. Se poi il Parlamento dovesse sorprenderci, ben venga, sulla giustizia e su altri temi sensibili“.

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Cosa aspettarci

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Difficile capire fino a che punto Matteo Salvini voglia spingere il pedale sull’acceleratore, difficile capire fino a che punto questi scontri siano legati a un disaccordo di fondo o a una mossa propagandistica. Fatto sta che le carte di Salvini le conosciamo ormai bene, il copione è lo stesso del Conte I, che alle Europee del 2019 gli ha fatto incassare un 34%: da un lato l’annuncio di assoluta fedeltà, dall’altro attacchi continui. Anche in questo caso, probabilmente, gli attacchi di Salvini sono orientati dalle percentuali: nei sondaggi la Lega deve ormai sopportare il fiato sul collo proveniente da Fratelli d’Italia, una situazione di certo non ben digerita da Salvini, e alla quale sta cercando di porre rimedio con le solite campagne di comunicazione.

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D’altro canto resta possibile l’ipotesi che, in fondo in fondo, Salvini stia anche progettando di staccarsi dalla maggioranza non appena avrà la possibilità di scrollarsi di dosso la responsabilità di aver fatto crollare una maggioranza così necessaria, in un momento di crisi così acuto. Potrebbe essere a febbraio 2022, oppure no. Per il momento due cose sono certe: la prima è che l’attacco non è rivolto a Draghi ma a parte della maggioranza, e su quel piano si giocherà la lotta dei prossimi giorni; la seconda è che Giorgetti per il momento non sembra proferire parola. Distrazione o dissenso?

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