Non sembra, ma è iniziato lo scontro per l’elezione del Presidente della Repubblica

I partiti fanno finta di nulla, ma gli otto mesi che ci separano dalla scadenza del mandato di Mattarella sono pochi. E l’indirizzo politico del paese nei prossimi anni dipenderà molto anche da chi sarà il nuovo presidente.

Otto mesi: un tempo lunghissimo, se lo si guarda attraverso il filtro della politica. In otto mesi potrebbe accadere di tutto, anche se il governo di Mario Draghi sembra al momento ben saldo alla guida del paese, sostenuto da una maggioranza tra le più ampie che la storia della Repubblica italiana ricordi. Una adesione non di certo volontaria ed entusiasta: la Lega ad esempio ha accettato un pò “obtorto collo” di sostenere il governo tecnico (che in realtà è molto politico) dell’ex presidente della Banca Centrale Europea. D’altronde c’era poco da fare: quando il governo Conte è andato definitivamente in crisi il capo dello Stato è stato chiarissimo. Serviva stabilità in un momento delicatissimo per il paese, e le normali dinamiche della politica – che sono dialettica democratica ma che in Italia sono spesso enfatizzate all’eccesso – dovevano essere messe in secondo piano rispetto agli obiettivi vitali di un governo drammaticamente emergenziale. Campagna vaccinale, Recovery Fund, messa in sicurezza dell’economia: questi i compiti affidati a Mario Draghi. E bisogna dire che fino ad ora il progetto politico di Mattarella sembra funzionare, almeno per quel che riguarda la campagna vaccinale.

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Bisognerà certo aspettare ancora qualche mese almeno per verificare se l’idea di affidare ad una personalità “tecnica” e super partes come Mario Draghi la guida del governo possa essere stata una scelta funzionale. Sicuramente più dei due mesi scarsi che ci separano dall’avvio del “semestre bianco”: per cui è immaginabile che il nuovo presidente della Repubblica sarà eletto da questo Parlamento, con in carica questo governo. E dunque gli equilibri che si determineranno all’interno dell’attuale maggioranza saranno decisive nell’indirizzare la scelta del nuovo presidente. E se pensiamo al peso specifico che i presidenti della Repubblica hanno avuto nell’ultimo decennio nel contribuire alla nascita (o meno) di governi, ci rendiamo conto di quanto sia importante questa fase politica.

 

Mattarella ha già annunciato che non ha intenzione di ricandidarsi: d’altronde un’altra anomalia come quella che si registrò con la seconda elezione di Giorgio Napolitano non è immaginabile e nemmeno auspicabile. Fu un evento dettato da un corto circuito politico, il percorso di una democrazia deve avvenire invece in modo lineare, senza increspature. E dunque sarà necessario individuare dei candidati credibili e trovare su di essi le convergenze necessarie, che non sono banali. Il presidente della Repubblica viene eletto con una maggioranza qualificata per i primi tre scrutini, e poi a maggioranza assoluta. Al momento non è possibile immaginare, tra i nomi che sono stati fatti (o quantomeno accennati), una candidatura abbastanza forte ed autorevole da accontentare tutti. Paradossalmente l’unica figura che potrebbe avere le giuste caratteristiche sarebbe lo stesso Mario Draghi: ma tutto lascia al momento intendere che sarà ancora lui il presidente del Consiglio. A meno che non ci sia la possibilità che il governo cada entro una quarantina di giorni. Ma appare improbabile.

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E dunque? Prodi ha già detto di no, e comunque non sarebbe troppo gradito al centro destra. Berlusconi, nome più gradito a Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, potrebbe essere impossibilitato per motivi di salute. E comunque è difficile immaginare PD e M5S che sostengano la sua candidatura. Altri nomi? Casini, Veltroni, Gentiloni, Cartabia, addirittura Feltri. Ipotesi, suggestioni e provocazioni sulle quali però al momento non c’è alcun tipo di certezza. L’unica certezza è che Lega e Fratelli d’Italia non appoggerebbero mai un candidato in qualche modo vicino o avvicinabile a Pd e M5S. I rispettivi leader sono stati ripetutamente chiari su questo. Forza Italia potrebbe essere più morbida, a meno che non ci fosse l’intenzione di saldare il centro destra intorno ad un candidato in particolare. Anche se, va detto, al momento i tre partiti di riferimento dell’elettorato conservatore italiano sono spaccati: due in maggioranza ed uno all’opposizione. Ecco, forse un indizio importante su come si arriverà al termine del mandato di Mattarella potrebbe arrivare proprio da come l’attuale maggioranza andrà avanti. Sarà sempre quella che è dall’inizio? Avrà qualche pezzo in meno? Probabilmente è a questo livello che si giocherà la partita dell’elezione del nuovo presidente.

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